Un disastro annunciato. Un governo nato nel palazzo (quello di Bruxelles) e già bocciato dal Paese reale. Dall’Umbria arriva una stroncatura totale all’alleanza M5S-Pd. Le regioni rosse non esistono più. Gli scandali del centrosinistra locale hanno chiuso un’era. Addio al mito del buongoverno ex-post-comunista nei territori. E’ fallito l’ennesimo progetto politico targato Di Maio.

Il Pd ormai esiste solo nella ZTL di Roma. Il governo Conte durerà fino alle nomine nelle aziende pubbliche e poi chissà. L’orizzonte massimo è l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Bene. Oltre questi pensieri che occupano solo le menti di chi non esce oltre i due chilometri dei palazzi romani, c’è un Paese. Che respira. Che pensa. E che vota. Magari voterà pure male, ma ogni tanto vota. E ormai in un’unica direzione. Nonostante i disastri di Salvini.

Adesso il M5S è nell’angolo. Dopo i risultati in Umbria ha subito archiviato l’alleanza elettorale con il Pd, ma il movimento è nel caos. Le elezioni regionali in Emilia Romagna li mettono in una posizione comunque perdente. Se i grillini sosterranno Bonaccini, si spaccheranno e sarà una resa senza condizioni alla linea Conte-Zingaretti di appiattimento sul Pd. Se il M5S andrà da solo, perderà inevitabilmente e metterà la Bergonzoni in condizione di vincere e quindi spaccare la maggioranza di cui è socio principale. Un disastro per Di Maio e soci (di Casaleggio).

In Umbria la sconfitta era così annunciata che mentre Salvini ha girato paese per paese (una scelta che vale ancora nell’era digitale), Zingaretti, Di Maio, Conte e Speranza – in una foto che è tutto un programma – sono arrivati in Umbria gli ultimi giorni, di nascosto e di corsa se ne son scappati a Roma, ormai l’ultima vera fortezza contro i barbari. L’Umbria ha parlato. Il resto seguirà.