Dal mio blog su Huffington Post Sarà un 2020 di grandi cambiamenti. In politica, nella società, nel mondo del lavoro. Il nostro è un Paese strano, sempre sull’orlo del baratro ma sempre capace di farcela all’ultimo minuto.

Sarà l’anno del ponte di Genova, ricostruito in tempi record, a dimostrazione che in Italia le cose si possono fare, che le imprese italiane sanno fare e che il tutto si può fare anche velocemente. Sarà l’anno di Giorgia Meloni, ormai stabilmente sopra il 10%, che vedrà il suo partito sempre più vicino ai grillini, ormai in caduta libera. Il 2020 della Meloni ci dirà anche se saprà lanciare la sua sfida alle stelle oppure vorrà accontentarsi della doppia cifra.

Sarà un anno importante anche per Conte e il suo governo, sempre sull’orlo del baratro e forse tenuto in piedi proprio dalla sua debolezza. È proprio il premier ormai il front runner dei Cinque Stelle, data la caduta libera di Di Maio e la situazione ormai di totale estraneità di Alessandro Di Battista. Il 2020 ci dirà anche la verità sulle sardine, se saranno davvero una novità politica, culturale e sociale, oppure se il solito boom mediatico destinato a sgonfiarsi all’emersione della moda successiva. Il congresso profuma di politica, ma per tanti giovani potrebbe puzzare di vecchia politica.

Ma il 2020 sarà decisivo soprattutto per la nostra economia, ormai più importante della politica e specchio delle difficoltà del Paese. Abbiamo aziende straordinarie che sono sconosciute al grande pubblico, che magari ogni giorno deve sorbirsi ore di trasmissioni politiche ma non sa che abbiamo grandi eccellenze in Italia, che però ormai lavorano più all’estero che nel nostro Paese.

Quasi tutte le più grandi aziende di costruzioni, ormai, come ci ha svelato la classifica di fine anno scorso del Sole 24 Ore, punta sui Paesi stranieri, dove ci sono regole certe, governi stabili e la volontà di ammodernare strade, ponti, ferrovie. Ne sono testimonianza grandi imprese come Salini, Pizzarotti, Rizzani De Eccher, Generale Costruzioni Ferroviarie (GCF) e tante altre, capaci di esportare il know italiano in tutti i Paesi del mondo e costruire ferrovie addirittura in Svizzera (è il caso GCF), mentre in Italia abbiamo regioni del Sud dove il binario unico è ancora prevalente sul doppio binario, dove ci sono modernissime stazioni dei treni ma – dettagli… – senza treni (pensiamo a Matera) e metropolitane ferme al palo (vedasi la metro C a Roma) per l’insipienza della politica.

Perché questa attenzione alle imprese? Perché senza un loro protagonismo nella vita pubblica e sociale italiana, nessuna ripresa sarà possibile. Sono loro il termometro di questo 2020. Se continueremo a trascurare il mercato interno, puntando solo sulle esportazioni, sia di merci che di intelligenze, il 2020 non sarà molto diverso dal 2019.