18 Luglio 2019
La solitudine dei numeri periodici
Dal mio blog su HuffPost – Signori, la politica è noiosa. Non c’è discussione, non c’è dibattito. I ritmi sono monotoni e cadenzati ci consegnano, come un vecchio adagio, melodie piatte e tristi.
Il libero pensiero si è infranto contro una barriera tecnologica che ci installa idee anestetizzate e nichiliste, facili e finte. Costruite e non elaborate. Non si va oltre.
Non ci sono più né dubbi né domande ed immediato è il bisogno di appoggiarsi alla spavalda sicurezza del più forte.
Una politica del caos, una politica confusionaria che mira volutamente alla disaffezione, governata – senza idee – da risolutori senza arte né parte.
Emblematiche le vicende che si ripropongono come remake di vecchi film. Chi governa lo sa, è difficile ricordare e la tendenza all’oblio è comune. I temi si ripetono senza novità, i problemi sullo sfondo non si risolvono.
Le accuse dei presenti finanziamenti russi alla Lega, vittima della sua stessa tendenza alla bufala, ripropongono scene antiche. Contestano gli uomini del Pd, giudici severi ma eredi del PCI che del finanziamento russo ne è da sempre stato il detentore. Dibattito noioso ed ipocrita che sa di ‘supercazzola’, visto che l’Italia, bocconcino geopolitico, ha da sempre ammiccato ai soldi americani o russi. Ma avanti così, fra ipocrisie e luoghi comuni.
Sommerso dai rifiuti romani, di una città eterna invasa da gabbiani topi e cinghiali, vedo un Cavaliere errante e stanco che come un paladino del riciclo propone i suoi pupilli, Carfagna e Toti, condottieri impavidi di una Forza Italia che perde pezzi e proseliti.
Rotondi e Buttiglione, invece, vecchie intelligenze dinamiche democristiane, con una mossa prudente presentano una fondazione democristiana che sembra una riesumazione di una balena bianca ingrigita e spiaggiata.
Il Movimento Cinque Stelle, nemmeno fosse una lunghissima notte di San Lorenzo, oramai è impoverito. Le stelle sono cadenti ed i desideri ormai esauriti.
E l’Italia affoga.
Il Sud annaspa affannandosi ad un rilancio economico che non parte mai, che non esiste. Un Mezzogiorno lontano dall’Europa ‘straniera’ e ucciso da narrazioni errate.
L’Italia affoga, si.
E si aggrappa per non annegare, a disperati in cerca di futuro, che dal mare a mò di beffa si offrono come inconsapevoli capri espiatori, facili bersagli di pericolose frustrazioni.
Mi fermo e respiro. Attendo.
Da lontano riconosco il fischio di un arbitro. La Tv mi consegna, generosa, l’ancestrale antidoto italiano: il calcio.
Anche la palla che rimbalza sul verde è sempre uguale ma c’è, almeno qui, qualcosa di nuovo.
Sono ipnotizzato dal movimento fluido ed armonioso di undici amazzoni, allegre e brillanti. Consegnano, anche a chi non segue, nuove emozioni. Rigenerano vecchie passioni, le rendono più moderne.
Sono allegre e brillanti, nuove.
Guardo allora verso il futuro e lo vedo donna. “Speranza, non a caso, sostantivo femminile”.