Dal mio blog su Huffington Post – Il mese di maggio si caratterizzerà per un’intesa campagna elettorale; le Europee rappresenteranno una prova di fuoco per il governo e un “regolamento di conti” interno ai partiti. Finita la stagione dei congressi le elezioni europee, proporzionale con le preferenze, determineranno gli equilibri interni dei partiti.

Per la costruzione del consenso sarà fondamentale, per ogni partito e leader, una efficace campagna di comunicazione. Proveremo a seguirle e le monitoreremo. Una prima carrellata è, però, utile a comprendere alcuni aspetti.

Nel corso del mese di maggio proveremo a consegnare diversi spunti anche rispetto a campagne che, inevitabilmente, cambieranno.

Non voglio entrare in maniera diretta nel dibattito politico e quindi mi occuperò di analizzare le indicazioni generali per una campagna pubblicitaria efficace, considerando i manifesti che abbiamo potuto vedere sui muri delle nostre città ma che, per la legge sulla par condicio, sono vietati da 30 giorni prima delle elezioni.

Partiamo quindi col dire che un manifesto ha una visibilità di circa 3 secondi ed è necessario costruirli pensando che chi passeggia deve comprendere il messaggio in maniera immediata. La pubblicità sui muri deve essere, possiamo dire, quasi violenta, una frustrata. Non deve avere un messaggio complesso perché chi la vede non ha il tempo e la voglia di ragionarci sopra.

A questo punto non posso sottrarmi ad alcune riflessioni che consegno in maniera veloce.

In questa prima fase gli errori più grossolani li sta commettendo il Pd di Zingaretti. Le campagne sono concentrate sulla sua immagine e, soprattutto se si analizzano i 6X3 e le prime immagini social, queste contengono diversi strafalcioni.

Le foto sono tagliate male nel maldestro tentativo di coprire la calvizie, il segretario ha gli occhi chiusi, gli slogan non sono in asse. Le foto “rubate” sono in realtà un concentrato di confusione e approssimazione. Zingaretti è, nella opinione pubblica, mediamente simpatico e avrà modo di recuperare.

Chi mette in campo una naturale simpatia, ma logorata dagli anni e da alternanti vicende, è Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere, che dovrà condurre una campagna a “mezzo servizio”, sceglie il “solito sorriso” e, fra gli altri, lo slogan “apri gli occhi” e per dare un senso alla narrazione propone foto chiare e con lo sguardo visibile e rassicurante. Un usato garantito che avrà i suoi successi. Sarà, la sua, una campagna da seguire anche in relazione allo stato di salute, avrà mille difficoltà ma potrà toccare, con intelligenza, le corde emotive dell’elettorato.

Rimane, per adesso, Matteo Salvini il fuoriclasse, oggi il più bravo comunicatore politico. Concreto in tv, veloce sui social ed efficace nell’uso dei messaggi. “Rubare” lo slogan a CasaPound che è “Prima gli italiani” e farlo diventare un tormentone popolare è vera genialità.

E se la Lega è forza di governo che comunica bene non può dirsi lo stesso del Movimento Cinque Stelle. Lo slogan “Continuare x cambiare” con una strada che, sullo sfondo, porta all’infinito sembra il percorso verso la catastrofe. Tutto senza considerare il passaggio da “analfabeti della comunicazione” con l’utilizzo della X, un segno negativo che la grafica moderna ha bandito.

Per Fratelli d’Italia, a proposito di slogan, si registra una battuta di arresto, una infelice intuizione. La sintesi “In Europa per cambiare tutto” suona come il vecchio adagio “cambiare tutto per cambiare nulla”, insomma non va. Per fortuna la Meloni funziona perché donna, donna colta e preparata. È il suo punto di forza, la competenza unita alla antica militanza.

Per Più Europa troppo timidi i primi segnali. Con questa velocità la soglia del 4% è molto lontana. Il bacino elettorale esiste ma è aggredito senza strategia.