Claudio Lotito

Le tesi esposte da Claudio Lotito nel corso della telefonata – diffusa con metodo assolutamente discutibile – con il direttore sportivo dell’Ischia, Pino Iodice, non sono di per sé campate in aria. Se il sistema-calcio italiano vuole rimanere competitivo in Europa, deve evidentemente risolvere un problema di flussi economici indissolubilmente legati ai diritti televisivi.

Il nodo, casomai, è quello dell’accesso a questo sistema. Ma sul fatto che il sistema deve essere migliorato, anche per adeguarsi alle tendenze virtuose in atto negli altri paesi, si può e si deve discutere. Ci sono però i metodi, i luoghi e lo stile adatti per farlo. E sta proprio qui il problema principale di Lotito.
Il vicepresidente della Lega paga la sua, ormai ossessiva, partecipazione ai talk show politici, in cui si presenta come “uomo della provvidenza” in grado di guarire tutti i malesseri del calcio italiano. Mettendosi addirittura a disposizione della “politica”, quasi fosse un novello Renzi con una spiccata predilezione per il “latinorum”. Ma si tratta di una comunicazione mal pensata e mal preparata, che appare agli occhi dei più come totalmente priva di senso.
La telefonata che ha monopolizzato giornali e tg nell’ultima settimana è, in fondo, lo specchio di un profilo che andrebbe analizzato più sotto il profilo della psicologia che sotto quello della politologia. È il sintomo di una pulsione narcisista irrefrenabile che manca, però, dello stile necessario per non risultare insopportabile.
Lotito è il nuovo Marchese del Grillo, quello del “io so’ io e voi non siete un…”. Solo che, a differenza del nobile romano che vivacchiava alla corte di Papa Pio VII, nelle sue vene non scorre una goccia di sangue blu.