coscienza

Il mondo in cui sono nato non c’è più e quello in cui mi immaginavo avrei vissuto non si è mai inverato.

La questione è seria. Senza chiodi, in parete si scivola fino a che il fondo ti ferma. Ma il fondo sembra non arrivare mai.

Accade intorno a noi l’incredibile: cronache spietate che neanche le menti più oscene sarebbero riuscite a immaginare. Noi siamo anestetizzati dalla paura e dall’abitudine all’orrore. La sequenza di orrori – ordinata e senza gerarchie – ha annichilito le nostre coscienze.

Mente mi leggete state pensando che io sia un visionario in preda a una crisi mistica di mezza età. Se non avete già interrotto la lettura, vi apprestate ad arrivare alla fine del post con un sorrisino stampato sul volto e quell’aria di sufficienza verso chi dice cose fuori dal mondo.

Fate bene a non perdere tempo e a non abbandonare le vecchie abitudini, perché non c’è bisogno di sermoni o di prediche senza pulpiti. Quelli come me non hanno certezze da offrire, né soluzioni finali da vendere, ma continuano a impacchettare quelle altrui sapendo che sono vuoti a rendere.

Le cose non stanno come sembrano, mai.

Su questo sarete d’accordo con me: recitiamo a soggetto la parte assegnataci senza ormai più distinguere dentro di noi quello che è giusto o sbagliato. Ci pieghiamo agli eventi come se fossero immutabili, inevitabili. Siamo intrappolati nella rappresentazione di una realtà che non governiamo e su cui non abbiamo più influenza.

La nostra società è saltata.

Prevalgono i rancori, gli odi, le paure, le sopraffazioni. C’è chi ti sgozza nel nome del suo dio e chi lo fa senza versare una goccia di sangue, applicando leggi inaudite, incomprensibili; leggi e regole dettate dalla paura.

Siamo indifesi di fronte ai nostri sentimenti, ai nostri desideri, fomentati dal diritto di essere felici, ma facciamo domande senza pretendere risposte.

In pochi, sempre di meno, definiscono senza alcuna responsabilità il destino di tutti: che siano banchieri, burocrati, funzionari o terroristi, invadono le nostre vite senza che nessuno li abbia scelti, senza che nessuno li abbia eletti a rappresentare chicchessia.

Ma il potere è diventato seduzione e inganno: seduce la tua speranza, e inganna il tuo futuro. Si è persa la dimensione di rappresentanza, di bene comune, di democrazia stessa. Il voto non serve più a selezionare le scelte che condizioneranno la nostra vita, perché il potere è sempre altrove, nascosto e ostile ed è fatto da chi fissa il costo di un barile di petrolio o di un tasso di interesse.

La centralità dell’economia non ha più nessuna relazione con il benessere, la ricchezza è sempre meno distribuita e il bisogno, la povertà, di molti è l’effetto collaterale che si deve pagare alla tenuta di un sistema che nessuno sceglierebbe se avesse la possibilità di farlo. Davanti a noi, sempre più fantocci bravi nella pose e capaci di apparecchiare la tavola, dilettanti e incompetenti risucchiati nel buco di un ego collettivo che non è in grado di cambiare la parabola e il destino né delle persone né, tantomeno, della nazioni.

Si agitano, occupano spazi, riempiono palinsesti, distraggono e confondono; contro di loro urlatori rancorosi confusi e brutali, ma senza cultura e visione: più inutili dei primi. In mezzo, il vuoto da prime time.

Ora, diffidate di chi dice che vuole capire o da chi vuole spiegarvi e, ancor di più, di chi denuncia puntando il dito sempre contro qualcuno. Diffidate da quello che credete di sapere e da quello che vi hanno raccontato. Diffidate di voi stessi, di quello che credete di rappresentare e della vostra paura.

Credo sia possibile cominciare ad abituarsi a guardare le cose da un punto di vista differente, uno sguardo lontano e appoggiato su un sorriso: non avete bisogno di essere raccontati se riprendete a vivere partendo da voi stessi.

Un cambio di stato d’animo intimo e personale, sincronico con quello di altri, capace di staccare, di determinare un sussulto, senza rabbia e indignazione, che lasci senza spettatori la sceneggiata che questa società mette in scena tutti i giorni. Non cambiamo canale, spegniamo la TV e torniamo per strada e incontriamo chi per strada è tornato a vivere.