Luigi Crespi è analista e ricercatore, profondo conoscitore del Paese e di Berlusconi, con il quale ha collaborato a lungo, fino ad inventare il contratto con gli italiani e la campagna “Meno tasse per tutti” . Nel 2008 ha fondato la società Crespi Ricerche. Terra ha parlato con lui dei nuovi scandali che coinvolgono il premier.

Berlusconi sembra ormai travolto. Lui rilancia la tesi del complotto per difendersi. E’ ancora credibile?
Direi proprio di sì. Noi abbiamo dei dati, elaborati proprio due giorni fa, che mostrano un paese diviso: quelli che credono alle accuse della Procura di Milano (e sono elettori di sinistra) e quelli che credono a Berlusconi (elettori di destra). Esattamente come quindici anni fa. Vede, Berlusconi non è riuscito a cambiare questo paese dal punto di vista delle riforme da lui annunciate, ma ci è riuscito culturalmente. Non saranno le puttane (o sedicenti tali) a finirlo, perché in Italia regna l’ipocrisia. C’è un clero corrotto sessualmente, padri di famiglia che fanno la fila per fare sesso a pagamento. Questo vuol dire che ciò che moralmente è disdicevole non necessariamente viene punito elettoralmente. Oggi se Berlusconi si ricandida vince ancora perché il suo racconto di perseguitato politico dalla magistratura è radicato. Berlusconi è finito, ma non saranno queste storie da cortigiane a finirlo. Berlusconi non cadrà, semplicemente si esaurirà.

Allora cosa vuol dire che Berlusconi è finito?
Significa che la sua narrazione non è più convincente perché oggi lui rappresenta il vecchio. Il suo pubblico è anziano, quello del Tg4 di Emilio Fede. Lui ha in mano la televisione, i manifesti, strumenti ormai vecchi. Gli sfugge, ad esempio, internet, che è uno strumento che veicola informazioni senza restrizioni. A Berlusconi oggi mancano gli strumenti culturali per interpretare la complessità e diversità di un mondo che va dagli emo fino agli ecologisti. Futuro e libertà ha dedicato una giornata del congresso all’ambiente. Lui non l’avrebbe mai fatto. Avrebbe parlato di tasse e giustizia.

Lei ha detto che vede un Berlusconi diverso da quello che conosceva.
Nel 2001 era un liberale. Uno che sui temi etici lasciava libertà di coscienza. Oggi lo ritrovo completamente cambiato. E’ contrario al divorzio e poi la moglie lo lascia, è contro il matrimonio gay e poi scopriamo che in privato li prende per mano e li coccola.

E’ finita la politica dell’immagine?
No questo no. è l’immagine di Berlusconi che è invecchiata, non la sua filosofia. Le alternative oggi sono due: Fini-Casini, perché è interna, è parte del suo popolo che non si riconosce nella sua narrazione ma in qualche modo la continua. L’altra è Vendola che riesce ad esser chiaro sulle scelte (vedi Fiat) e cerca di contrapporre un modello di società. L’importante qui non è se piaccia o meno ma sapersi distinguere dagli altri con idee chiare. Vendola, può piacere o no ma mostra agli altri di avere una idea definita di società.