Capita che un preside decida di tagliare la mensa o un altro di aumentare il prezzo delle merendine, e gli studenti si mobilitano, scendono in corteo, occupano le aule e bloccano le lezioni. Questo per dire che nella nascita dei movimenti spesso la scintilla che fa esplodere la rivolta è casuale e del tutto sproporzionata nei fenomeni che ne derivano.Quindi la protesta degli studenti universitari che non sono toccati dai provvedimenti della Gelmini non si alimenta per l’opposizione alla legge 133 e ai suoi tagli. Oggi le ragioni della rabbia dei giovani è generata da una scuola che nei suoi diversi livelli è inefficente, incapace di formare al futuro, come del resto la società nel suo complesso ha perso la forza di dare fiducia e speranza, le vie d’uscita dei nostri ragazzi si chiudono una dopo l’altra, il mondo dei padri crolla nei suoi fondamenti economici e non riesce a rappresentare una parabola etica e che consegna alle nuove generazioni un mondo con nessuna certezza nel futuro ed in cui carriera, successo e affermazione del proprio talento non hanno principi nè forme capaci di garantire che chi vale e si impegna possa emergere.

Tutto questo produce rabbia e frustrazione e toglie speranza, ecco perchè secondo me questo movimento non è uno di quelli ciclici che nascono e muoiono in una stagione, proprio perchè non è strettamente collegato a fatti e circostanze precise ma è più generale e alla ricerca di una sua identità: nel ’68 ci fu la pace, il Vietnam, i diritti civili, non in Italia però dove tra Valle Giulia e la Statale di Milano da subito prevalsero le ideolegie che chiusero i movimenti in mere istanze rivendicative.

Esemplificativo è stato il “non capisco” della Gelmini, non stento a crederle, così come non credo che l’unica risposta che poteva dare Berlusconi è “vi mando la polizia” reiterando il modello Napoli, dove  le forze dell’ordine hanno difeso le discariche. Ma gli studenti non sono cammoristi e le scuole non sono discariche e la reazione è quella che serve al movimento per incendiarsi, è il MOVENTE che manca per innescare la reazione a catena della protesta che viene reppressa e che genera una rivolta ancora più grande contro la repressione e via discorrendo fino alle estreme conseguenze.

Questi giovani non sono raggiungibili dagli spot nè dai tg e appaiono immuni alla propagande, sono una minoranza, è vero, ma il loro diritto di protestare và difeso, non è un lusso, non è un privilegio.

LA MAPPA DELLA PROTESTA