Questa è l’espressione che accompagna la lettura quotidiana dei giornali e lo sfogliare delle agenzie di stampa, quando leggo notizie come quelle di questi giorni nelle quali ad esempio Massimo D’Alema lancia Silvio Berlusconi verso la più alta carica dello Stato, nello stesso giorno in cui Veltroni denuncia una crisi democratica nel nostro Paese.

Dei due il più lucido mi pare D’Alema che pensa di seguire il vecchio metodo stalinista: promuovi per rimuovere. Ma nemmeno Fassino sta con le mani in mano e si appella ai resti dei socialisti richiamandoli nella “casa madre”, puntuale la risposta di Gavino Angius che con i socialisti ha ballato una sola stagione che gli ricorda che dal giorno in cui è stato eletto alla segreteria un certo misterioso Nencini a capo del partito che fu di Bettino Craxi si è sancita la fine dei socialisti.

I veltroniani sono all’attacco su tutti i fronti nel tentativo di scaricare la sconfitta delle politiche e quelle che verranno su altri, hanno riaperto il fuoco sul “povero” Prodi sostenendo che la crisi democratica affonda le sue radici nella vacuità del suo governo che invece ha la responsabilità di avere reso possibile il ritorno di un roboante Cavaliere.

Ed ha anche ragione Santagata, l’ex ministro non il cantante, quando sostiene che 17 dei 25 ministri erano del PD ed ancora oggi sono all’ombra del governo ombra. A questo aggiungiamo lo svolazzare della Santanchè e la danza sul burrone dei sindacati nel caso Alitalia, insomma mi sembra che tutto questo puzzi terribilmente di fine impero, perché mentre un mondo è finito ed il sistema economico occidentale va a pezzi con tutti i suoi paradigmi e i suoi imbrogli, aspettiamo di vedere come andrà a finire perché sappiamo che il destino del mondo piglierà una direzione piuttosto che un’altra a seconda di come il 4 novembre 120milioni di americani voteranno. Quindi non vi meravigliate della mia espressione tra lo stupito e il divertito.