04 Aprile 2011
LA FIDUCIA PRECIPITA AL 46%: ARTE SPENTA LA NUOVA CAMPAGNA DI OBAMA
Obama ha rappresentato una delle novita’ piu’ travolgenti di questo inizio millennio. “Change” era la parola d’ordine della sua campagna elettorale, “hope” era il principale valore messo in gioco. Cambiamento e speranza.
I riflettori erano puntati, dopo l’appoggio di Al Gore, sui temi dell’ambiente e, ancora piu’ addentro, sulle questioni dell’energia. Un impegno responsabile che non vedesse al centro i guadagni di pochi a discapito delle future generazioni. Come del resto la riforma sanitaria, che avrebbe dovuto togliere dallo scaffale dell’economia il mercimonio sulla salute della gente. E poi la pace, come strumento di diffusione di massa della democrazia e come modello di sviluppo. E fu sufficiente evocarla con convinzione perche’ proprio a lui fosse assegnato, sulla fiducia, un premio Nobel per la Pace. E solo per concludere, la centralita’ dei diritti umani e personali che avrebbe dovuto essere prevalente sui conti economici e sui calcoli di partito.
Cambiamento e speranza o speranza in un cambiamento. Gli Stati Uniti oggi sono affossati nella loro credibilita’ da Wikileaks. Un cambiamento che non si è inverato: i fronti di guerra si sono moltiplicati, la poverta’ è aumentata, i diritti non si sono espansi. Sempre al giogo delle multinazionali, sempre nelle mani di pochi a discapito dell’interesse di molti.
Obama ci ha fatto sperare sognando, ma è un’altra delle delusioni tra le piu’ cocenti, un inganno, una promessa mancata, un impegno tradito. E lo spot con cui è partito in questa campagna elettorale è teso quasi a cercare giustificazioni e pretesti per un uomo che sa cosa si deve fare ma non è stato capace di farlo. E non è detto che lo fara’ nei prossimi quattro anni che chiede ai suoi elettori. Io di certo non mi aspetto che lo faccia.