Di Dimitri BuffaMarco Simeone nella vita passata è stato il sindaco di Carloforte. Amato dai propri concittadini anche se molto avversato dall’Udc. Che soprattutto lo ritiene un anello di congiunzione con il potere berlusconiano sull’isola e segnatamente con l’attuale governatore della regione Sardegna Ugo Cappellacci.

Marco Simeone, nella sua nuova e attuale vita, è invece uno dei tanti detenuti in attesa di giudizio senza nome che pullulano nelle carceri della penisola. Lui sta al Buoncammino di Cagliari, uno dei penitenziari più duri. E vi ci si trova da oltre otto mesi per un presunto reato di bancarotta fraudolenta. Tutti gli altri indagati nella sua inchiesta sono liberi da tempo, ma di carcere, per un reato che ha come minimo edittale tre anni di reclusione, se ne sono fatto molto di meno. Come sarebbe ovvio. E allora, perché Marco Simeone ex sindaco di Carloforte e amico di Cappellacci è ancora dentro?

Forse perchè le sue sono amicizie considerate pericolose, a rischio, e qualcuno magari vorrebbe pure che le tirasse in ballo su qualcosa?

La vox populi, meglio la cosiddetta radiocarcere, da non confondere con il programma settimanale di Riccardo Arena su Radioradicale, dice proprio così.

Spontaneamente amici e cittadini di Carloforte si sono mobilitati a difesa del loro ex sindaco che in una galera come Buoncammino rischia la salute se non la vita. Anche Toni Cappuozzo, celebre inviato di guerra di Mediaset, ha parlato in tv del suo caso. Nella trasmissione “Mezzi Toni”.

Ma è il settimanale di Luigi Amicone “Tempi” che meglio di tutti se ne è occupato intervistando il suo avvocato.

E per chi si chiedesse a quando risalgono i fatti che giustificano la attuale e prolungata detenzione in carcere di questo malcapitato sindaco di Carloforte? Vale la pena di riportare col copia e incolla la risposta che i suoi difensori hanno dato ad analoga domanda del giornalista del settimanale di Luigi Amicone. Ecco che dicono gli avvocati Guido Manca Bitti e Salvatore Casula: “La contestazione della procura copre un arco temporale di 13 anni. Dal 1996 al 2010, quando la Sept Italia viene dichiarato fallita. Era una società di grossissime dimensioni, con centinaia di dipendenti e milioni di fatturato. Simeone viene arrestato nell’ottobre del 2012, in prossimità della conclusioni delle indagini e a due anni dal fallimento della società. Ci chiediamo che cosa sia successo in questi due anni, tale da far sorgere l’esigenza di una misura cautelare.”

Insomma Simeone sarebbe potuto fuggire prima e quindi non c’è pericolo di fuga, è già stato dichiarato fallito e quindi basta al limite interdirlo da assumere cariche sociali in qualsivoglia società come prevede l’articolo 290 del codice di procedura penale, e non può di certo inquinare le indagini visto che sono finite. E’ giusto applicare queste misure cautelari così affllittive allora? E’ logico, per chicchessia, in Italia? C’è per caso un quarto scopo, quello di ottenere una confessione, che lo autorizza?