Se qualcuno pensa che la fiducia al Senato ad Angelino Alfano sia un successo, si sbaglia.

Non vi è alcun dubbio che la vicenda Kazaka, al netto delle responsabilità personali, sia stata una pessima figura per tutto il Governo e in particolare per Angelino Alfano e anche per la stessa Emma Bonino. Come non vi è dubbio sul fatto che questa vicenda, sicuramente malgestita sia nella fase in cui si è manifestata e sia precedentemente, non poteva determinare un cambio di scenario politico perché, alla situazione attuale, non vi è alternativa.

L’azione del Governo Letta, appare ampiamente insufficiente nel dare risposte, ma, a quel governo, in questa fase non c’è alternativa e le aspettative per il futuro prossimo venturo restano per molti ancora aperte, nel senso che Enrico Letta e il suo esecutivo hanno ancora un po’ di tempo prima di determinare l’inevitabile e drammatica sfiducia dei cittadini.

Ma se questo era il quadro, la domanda che sorge spontanea è: perché da parte di alcuni esponenti del Partito Democratico, soprattutto di quelli coinvolti nel governo, è stato necessario alzare i toni, chiedere dimissioni, porre aut aut per poi allinearsi mestamente con il voto del Senato?

Intendiamoci bene, chiedere le dimissioni di Angelino Alfano e per certi versi di Emma Bonino non mi pare un atto eversivo. Alfano poteva essere sostituito con un’altra figura del centrodestra e lui avrebbe continuato a svolgere le sue funzioni di vicepremier. Questo avrebbe dato continuità al paese e sarebbe stato un segnale di responsabilità politica. Ma il Pdl su questo ha fatto muro. Per carità… legittimamente, ha difeso il suo segretario, il massimo esponente di quel partito che hanno ritenuto non dovesse subire questa umiliazione dal momento che le responsabilità personali prevalevano su quelle politiche.

E allora perché le varie Laura Puppato, Matteo Renzi hanno iniziato a ringhiare ad abbaiare se poi sapevano che a questa situazione non vi era alternativa? Se poi sapevano che il Pdl non avrebbe abbandonato Alfano? Se poi sapevano che è evidente che alle dimissioni di Alfano sarebbero poi dovute seguire quelle della Bonino (che si sa essere espressione diretta del Capo dello Stato), benché non avesse una responsabilità diretta, ma sempre per quel meccanismo di responsabilità politica che, in ultima battuta, avrebbe delegittimato anche Letta che alla fine di tutto è il responsabile di questo governo?

Ieri sera Matteo Renzi in televisione, in una specie di happening senza fine a casa di Enrico Mentana – quando ormai era chiaro dopo il sigillo messo dal Capo dello Stato, che oggi Alfano non sarebbe caduto – ha addirittura alzato i toni, ha esasperato ulteriormente il confronto. Con quale finalità? Si è convinti che differenziarsi, manifestare fastidio e continuare indefessamente a votare questo Governo non sia una cosa che danneggia? Un atteggiamento che viene identificato come francamente contraddittorio?

Renzi ha detto che da oggi è in silenzio stampa. Non potrà che fargli bene, perché il potenziale demolitore il potenziale interprete dell’innovazione, del cambiamento del nostro paese, si sta logorando e “imbrodando” da solo in una corsa alla polemica che appare sterile, senza sbocchi, senza una programmazione precisa, un percorso, una finalità. Tutto questo viene classificato nelle chiacchiere dei politici, in una gerarchia delle notizie che sempre di meno interessano le persone che tutti i giorni vivono sulla loro pelle difficoltà disagi, ingiustizie che si fanno sempre più insopportabili.

Ho l’impressione che si stia tirando la corda oltre la misura e che si stia abusando della pazienza, e che non si sia attivato quel processo della speranza che era l’obiettivo del governo, non tanto per colpa del governo, ma per calcoli politici isterici e sterili.

Il Pd o parte di esso, non si riconosce nel governo? Bene lo dica con chiarezza e con chiarezza se ne assuma le relative responsabilità, ma si finisca di abbaiare la mattina e di scodinzolare la sera. La si finisca di mostrarsi alteri, rigorosi in pubblico per poi piegare la schiena in privato come dei servi sciocchi tutta voce e niente cervello. Perché le motivazioni più profonde per votare Berlusconi le possiamo rintracciare nell’azione politica del Partito Democratico. Sono loro che riescono a caricarsi tutta la negatività della partecipazione a questo governo, senza coglierne mai gli aspetti positivi.

La battaglia sui temi di Imu e Iva è delegata al Pdl e all’incessante e incalzante pressione di Renato Brunetta. Mentre il Pd discute di regole, congressi e correnti.

Non mi soffermo sulle ragioni di merito del governo, della sua azione politica, ma sulle ragioni di metodo e sui meccanismi della comunicazione: benché dispongano tra i candidati alla segreteria addirittura di un laureato in comunicazione, come Cuperlo, ho l’impressione che debbano tornare, Renzi compreso, sui banchi di scuola, magari assumendo come tutore proprio Silvio Berlusconi.