Progressivamente, con il tempo, il comunicatore ha prevalso sul ricercatore, lo spin-doctor sul sondaggista. In vent’anni di sondaggi, tanti successi e anche sonore sconfitte, ma tutte medaglie appese al petto. Ho avuto tanti clienti, in Italia e nel mondo, a tutti i livelli: dalle aziende alle multinazionali, dai partiti ai singoli politici...

Ora, però, sono convinto che misurare il consenso e creare le condizioni per accrescerlo siano diventate due attività incompatibili. Il rischio è di non essere credibile come misuratore del consenso quando si è deputati anche alla ricerca per accrescerlo, attività che preferisco di gran lunga. In Italia ho contribuito a definire un mestiere, quello del sondaggista, che in molti oggi fanno bene.

Adesso scelgo di rompere un’ambiguità e di lasciare il mondo dei sondaggi e delle ricerche per concentrarmi con forza nella comunicazione. Continuerò ad analizzare i dati e ad interpretarli, magari utilizzando le nuove tecnologie e le diverse piattaforme che il mercato oggi fornisce.