pray for paris luigi crespiTelecamere fissate sul niente, telecronisti costretti ad inseguire periscope, le grandi agenzie di stampa che rilanciano le foto dei tweet.

L’informazione mostra una ossessiva sequenza di immagini senza notizie, illustrazioni incapaci di rappresentare la drammaticità inaudita di un evento che non ha precedenti.

Lo scandire del numero delle vittime che cresce minuto per minuto è l’unico bollettino che trasmette il senso dell’orrore che attraversa di un momento che cambierà le nostre vite.

L’informazione e il diritto di cronaca è incompatibile con la sicurezza; il racconto cede il passo alla vita negata, conta poco ma i terroristi ci ammazzano senza alcuna pietà e contano di essere raccontati.

Ora è il tempo del lutto e di guardare a quale futuro ci stanno condannando e a cui penseremo dopo avere pianto le vittime innocenti di una mattanza che capisce il simbolo più grande della nostra civiltà: la normalità della gente che vive la vita.