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A pochi giorni dal congresso che sancirà la nascita del Popolo della Libertà nato sul predellino di piazza San Babila a Milano, abbiamo iniziato ad indagare su quelli che sono i tratti comuni ed aggreganti degli elettori del PDL.

In questa prima tranche di lavoro abbiamo cercato di verificare quali sono i blocchi culturali e politici che lo compongono: il 63% si autodefinisce berlusconiano, negando ogni riferimento alle tradizionali scuole politiche, mentre quasi il 24% si autodefinisce di Alleanza Nazionale, mentre il 4,4% si definisce socialista riformista, il 2,2% democrastiano e l’1% liberale.

Se a votare per il capo della PDL fossero gli elettori, Berlusconi sfiorerebbe il 90% dei consensi, e a Gianfranco Fini non resterebbe che accontentarsi di qualcosa di più del 10% e agli altri (Formigoni, Tremonti, ecc) poco più del 2%.

Le attività del governo che hanno rinforzato le convinzioni dell’elettorato del PDL sono: l’operazione dei rifiuti di Napoli con quasi il 97% dei consensi, la lotta ai fannulloni del Ministro Brunetta e le leggi sulle donne. Bene anche la riforma della scuola e quella della giustizia. In fondo alla classifica troviamo la politica sull’energia (le centrali nucleari) e l’Alitalia.

I ministri che hanno riscosso maggiore consenso per la loro attività sono Renato Brunetta con l’84,7% degli elettori del PDL, segue un sorprendente Angelino Alfano con quasi l’80% e poi due donne: la Gelmini con il 77,4% e la Carfagna con il 74,3%. Chiude Sacconi con il 60,9%.

Ma Sacconi e la Gelmini li troviamo anche nella classifica dei ministri che hanno deluso rispettivamente con il 14,3% e l’8,9%. La classifica però è guidata da Claudio Scajola che registra il 25,3% di delusi del PDL, seguito da Franco Frattini con il 22,1% e da Giulio Tremonti con quasi il 20% che sembra pagare più di altri il prezzo dV

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