BERLUSCONI

Fare un sondaggio in queste ore con l’obiettivo di capire chi vincerebbe le elezioni è un esercizio inutile, destinato ad essere preda della strumentalizzazione politica di una parte o dell’altra e non aiuterebbe a capire cosa anima i cittadini in questo momento di grande turbolenza.

Certo il risultato non potrebbe essere molto diverso da quello che oggi Libero agita come una clava minacciosa in prima pagina. Ma siamo sicuri che se si votasse a marzo dell’anno prossimo, quello sarebbe il risultato finale?

Le campagne elettorali servono per determinare il risultato. Se non servissero a questo, non si capirebbe per quale motivo candidati e partiti spenderebbero milioni di euro in manifesti e pubblicità varie.

Quindi, se si votasse nella prossima primavera, a quale campagna elettorale ci troveremmo di fronte? Berlusconi si presenterebbe diviso davanti al suo elettorato, reduce da un doppio fallimento, quello del governo e quello del Pdl. Durante questa compagna elettorale non potrebbe sfruttare la congiuntura economica positiva che da gennaio potrebbe ridare fiato al suo governo. Inoltre dovrebbe comunque difendersi dal fronte giudiziario e da quello interno alla sua famiglia.

La complessità di questo quadro sconsiglierebbe a chiunque un’avventura elettorale. Certo non se ne avvantaggerebbe Gianfranco Fini che verrebbe massacrato dalla macchina propagandistica e additato come capro espiatorio esattamente come accadde alla Lega nel 1996, ma la cattiva sorte di Fini non equivale ad un vantaggio per Berlusconi, anzi.

In questo scenario, che vede la fine del bipolarismo e del bipartitismo, potrebbe trarne vantaggio Pierferdinando Casini e soprattutto il Pd che magari non riusciranno a trovare la forza di ribaltare il risultato dei sondaggi di oggi ma ne avrebbero dei profitti che cambierebbero il quadro di forze in campo. Aggiungo che Di Pietro e Storace avrebbero davanti a loro praterie di elettori sbandati solo da incanalare nella loro direzione.

Il risultato di una chiamata al voto sarebbe un appello da guerra civile dove Berlusconi quasi sicuramente tornerebbe a vincere ma rischierebbe di essere paradossalmente più debole di oggi.

L’unico dato certo è che il numero di elettori che si asterrebbero aumenterebbe in modo proporzionale, colpendo soprattutto i resti del Pdl.

Ecco perché credo che le elezioni anticipate siano una mossa disperata che non risponde a ragioni politiche.