Dove vai, quando poi, resti sola

Il ricordo, come sai, non consola

Queste sono le parole con cui il grande poeta Mogol, insieme a Battisti, musica una delle canzoni simbolo degli anni Settanta, di tutta un’epoca; anni ruggenti. E in quel titolo c’è tutto il dramma di Silvio Berlusconi, che sembrava fosse nel momento più difficile della sua carriera politica e non solo: defenestrato dal Governo, ripudiato dalla comunità internazionale, ha subito una serie di sfregi alla sua immagine, dolorosissimi, al punto da ritenere clamorosi comunque i risultati di tenuta nei sondaggi, perché, con quanto gli è accaduto, dovrebbe essere addirittura sotto zero.

Le aziende in difficoltà; il partito ai minimi termini; il Milan che si vende i gioielli di famiglia, o meglio, si vende i gioielli, punto, perché le cose di famiglia, invece, non sono andate via (ha venduto Ibrahimovic e non ha venduto Pato, e questo fa arrabbiare ancora di più i tifosi); i conflitti dentro quello che resta del suo partito; De Benedetti che l’ha reso decisamente più povero portandogli via 500 milioni…

L’immagine dell’uomo vincente e ottimista, così, si appanna drammaticamente. Come poteva comunque un uomo come lui vedere venir tutto giù tutto, implacabilmente, in maniera sintonica con il paese, che ogni giorno di più diventa più povero, perde pezzi, perde sicurezza?

I poveri in quattro anni sono triplicati, oggi sono circa 8 milioni, una cifra spaventosa. Certo Berlusconi non è tra questi, ma è sicuramente più povero di consenso, di denaro, di prestigio, e quindi… la zampata del leone. Un calcio in quel posto ai vecchi colonnelli del suo partito, ai giovani, il richiamo nostalgico ai successi del passato e una forte cognizione del futuro. E’ in gioco ancora lui.

Ecco come nasce la sua candidatura. Non da un gesto egoico di protagonismo, ma da una oggettiva situazione disperata, da un riflesso che implacabilmente lo porta al declino, al quale ha cercato di reagire, al quale ha cercato di rispondere. Ma un uomo che non ha mai sbagliato i tempi – e in politica sono tutto – in questa occasione ha sbagliato il tempo dell’uscita, oltre che il modo: troppo presto. E’ lui che mi ha insegnato che le candidature, come i prodotti, non si lanciano né a luglio, né ad agosto, come neanche a novembre o dicembre. Immaginate la mia sorpresa quando il lancio della sua candidatura è avvenuto a luglio. Ho pensato che fosse una decisione dettata dall’emergenza.

L’altro dato strano è che, se ha deciso di candidarsi, come può conciliare il favore dei suoi tifosi vendendo i gioielli del Milan? Forse adesso ne comprerà degli altri, ma il problema ora è far quadrare i conti, non vincere il campionato. Poi, la sua discesa in campo, nel ’94 unì i moderati, lo seguirono Fini, Bossi, Casini e tanti altri ancora. Oggi la sua discesa in campo mette a rischio le giunte comunali, regionali, di tutta Italia, quelle del nord con la Lega, quelle del Sud con l’Udc. Rompe la possibilità di unire i moderati e manda Casini tra le braccia di Bersani.

E allora, ecco la correzione: “non ho mai pensato al nome di Forza Italia”; “non è sicuro che mi ricandido”; “la notizia è uscita troppo presto”; “aspetto la sentenza del processo Ruby”; “appena ho detto che mi sono candidato le procure mi hanno subito aggredito assieme alla Guardia di Finanza”…

Ma scusate, queste cose non poteva pensarle prima? Non erano prevedibili? E soprattutto, senza una chiara legge elettorale non era un’avventura rischiosa la sua candidatura?

Quindi credo che oggi, Silvio Berlusconi non tornerà in campo. E la fiammata di questo mese di luglio, sarà forse solo l’ultimo ricordo del vecchio guerriero. A settembre, quando la legge elettorale sarà confermata, troveremo un marmocchio della famiglia Barilla, o un ex presidente di Confindustria: Berlusconi cercherà di inventare un altro Berlusconi, ma molto probabilmente non sarà lui a giocare la partita del 2013. Forse; perché da qui alle prossime elezioni potrebbe ribaltare ancora le tavole e le frittate.

Di certo abbiamo perso un protagonista degli ultimi venti anni, e lo stiamo perdendo in modo triste, senza epica, senza leggenda, ma speriamo almeno che riesca a salvare l’onore.