18 Maggio 2011
I FLUSSI ELETTORALI DELL’ISTITUTO CATTANEO: AL PDL MANCANO 164MILA VOTI, 111MILA AL PD
Rispetto alle precedenti elezioni comunali e regionali, chi ha vinto e chi ha perso nelle maggiori citta’ in questa tornata elettorale del 15 e 16 maggio? L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati del voto amministrativo appena conclusosi per capire quanto i maggiori contendenti abbiano riscosso maggiori o minori consensi rispetto alle precedenti elezioni comunali e regionali. Il confronto con le elezioni comunali è, per molti versi, quello più corretto, in quanto le elezioni messe in relazione sono dello stesso tipo; tuttavia, nella maggior parte dei casi le precedenti elezioni comunali si sono svolte nel 2006, prima della nascita degli attuali Pd e Pdl, e sull’onda della vittoria di Prodi nelle politiche del 2006 e dunque in un contesto notevolmente diverso. Inoltre, sia nelle precedenti consultazioni sia in quelle del 15-16 maggio 2011, ci sono alleanze diverse entro i due schieramenti.
Il confronto con le precedenti regionali (quasi sempre quelle del 2010) è quindi, per certi versi, piu’ corretto sul piano strettamente politico, ma anche in questo caso ci sono problemi legati alle alleanze che cambiano, alla presenza di liste del candidato presidente, e cosi’ via. Insomma, va usata molta cautela nell’interpretazione degli esiti.
L’analisi riguarda le 13 maggiori citta’ in cui si è votato, ossia i capoluoghi regionali e/o i comuni con almeno 100 mila abitanti, ovvero Torino, Novara, Milano, Trieste, Bologna, Ravenna, Rimini, Latina, Napoli, Salerno, Catanzaro, Reggio Calabria e Cagliari. Le precedenti elezioni comunali prese in considerazione risalgono al 2006, tranne che a Bologna (2009), Latina (2007) e Reggio Calabria (2007). Le precedenti regionali risalgono al 2010, tranne che a Trieste (2008) e Cagliari (2009).
Fra i risultati piu’ importanti si evidenzia il fatto che il centro-destra ha raccolto 885 mila voti nel 2011, contro i 941 mila nelle precedenti elezioni comunali. Si tratta di un calo di 56 mila voti (–6,0%) e di un arretramento che punisce alcuni partiti piu’ di altri, ma che si presenta anche differenziato sul piano territoriale. Il centro-destra perde soprattutto al Nord (4 citta’, –83 mila voti, –16,6%) e in Emilia-Romagna (–14 mila voti, –13,6%). Positivo invece l’andamento nelle sei citta’ del Centrosud: +40 mila voti, +12,2%. I risultati sono analoghi se il confronto si opera con le precedenti regionali: –57 mila voti (–6,1%), con cali piu’ forti al Nord (–10,2%) e in Emilia-Romagna (–22,0%) e un leggero miglioramento al Centro-sud (+4,2%).
Il Popolo della liberta’ perde comunque molti consensi: –164 mila voti rispetto a quelli raccolti da Forza Italia e Alleanza nazionale nelle precedenti elezioni comunali (–24,6%). L’emorragia è forte sia al Nord (–116 mila voti, –29,8%) sia al Centro-sud (–68 mila, –28,7%), mentre la dinamica è positiva in Emilia-Romagna (+20 mila voti, +52,2%), dove i consensi rimangono comunque bassi. I risultati sono analoghi anche se si confrontano gli esiti delle attuali elezioni comunali con le precedenti regionali (–22,3% nel complesso), con un arretramento meno marcato al Nord (–12,8%) e analogo al Centro-sud (–32,1%), ma nel confronto con le regionali anche in Emilia Romagna si riscontra un forte calo (–31,4%).
Si potrebbe pensare che la perdita del Popolo della liberta’ vada a favore della Lega Nord, e in parte le cose stanno proprio cosi’, almeno nel raffronto tra le elezioni comunali: +78 mila voti nelle tredici citta’, ossia un aumento del +149%. La Lega guadagna voti in tutte le città del Nord e dell’Emilia-Romagna: il grosso, in valore assoluto, nelle 4 citta’ del Nord (+56 mila, di cui 35 mila solo a Milano); ma piu’ in Emilia-Romagna in termini relativi (+260%, contro il +127 al Nord). Rispetto alle precedenti regionali, tuttavia, la Lega Nord perde 25 mila voti (–16,0%), concentrati a Milano e Torino (–20,7% al Nord), ma avanza a Bologna, grazie alla presenza di un proprio candidato a sindaco.
Invece molto consistente è stato il successo delle altre liste di centro-destra, ossia le liste civiche, “del sindaco” e di carattere locale, che nel complesso hanno guadagnato 62 mila voti (+32,4%) rispetto alle precedenti comunali. Si tratta di un fenomeno molto differenziato dal punto di vista territoriale, con un forte arretramento delle altre liste di centro-destra al Nord (–23 mila voti, –34,0%) e, al contrario, un forte sviluppo al Sud (+109 mila, +110%).
Il centro-sinistra nel suo complesso ha raccolto 1 milione 42 mila voti nel 2011 contro 1 milione 217 mila delle precedenti elezioni municipali (senza considerare i voti all’Udeur nelle precedenti consultazioni amministrative): –175 mila voti (–14,4%). La perdita è stata contenuta al Nord (–15 mila voti, –2,6%), piu’ consistente in Emilia-Romagna (–24 mila voti, –12%) e particolarmente marcata al Centro-sud (–135 mila, –30,9%, fortemente concentrati a Napoli).
Rispetto alle regionali, tuttavia, il centro-sinistra si è rafforzato, raccogliendo 66 mila voti in piu’ (+6,8%). Anche nel confronto con le regionali si hanno esiti territorialmente caratterizzati: avanzamento marcato al Nord (+16,6%), tenue in Emilia-Romagna (+6,1%), calo al Centro-sud (–6,7%).
Il Partito democratico ha perso 111 mila voti (–16,2%) rispetto ai consensi raccolti dai suoi predecessori (Ds, Margherita o Ulivo) nella precedente tornata comunale. Anche in questo caso esiste una chiara differenziazione territoriale, che spazia da un avanzamento al Nord (+11 mila voti, +3,5%, dovuto interamente alla buona prestazione a Milano), a un arretramento netto in Emilia-Romagna (–25 mila voti, –16,9%) e a uno ancora piu’ marcato al Centro-sud (–97 mila, –46,8%, concentrati a Napoli; peraltro non è stata presa in considerazione la citta’ di Salerno per le peculiarita’ della sua offerta elettorale sia nel 2011 che nel 2006). Rispetto alle elezioni regionali, tuttavia, c’è stato un miglioramento: +39 mila voti, +7,3%, dovuto al buon andamento del voto al Nord (+77,5 mila voti, 29,9%), attutito da una tenuta in Emilia-Romagna (–1,0%) e da un calo al Centro-sud (–26,0%).
La Federazione della sinistra, in proporzione, ha conosciuto un indebolimento ancora piu’ forte: –107 mila voti, –65,3% rispetto ai voti a Rifondazione comunista e Comunisti italiani nella precedente tornata municipale, senza particolari differenziazioni territoriali. Tuttavia, se si considera il complesso della sinistra radicale (Sel + Fds), in pratica non c’è stata alcuna variazione nell’insieme delle 13 citta’ prese in esame, e anzi si assiste a un avanzamento in Emilia Romagna (+11,5 mila voti, +60,6%). Inoltre, rispetto al risultato particolarmente deludente della sinistra radicale nelle precedenti elezioni regionali, si osserva una ripresa notevole (+48 mila voti, +40,5%), specie al Nord e in Emilia-Romagna.
L’Italia dei valori realizza un buon risultato rispetto alle precedenti elezioni comunali (+36,5 mila voti, +67,3%), quando il partito pero’ non aveva ancora conosciuto i suoi maggiori successi elettorali (a partire dalle politiche del 2008). Non sfonda, tuttavia, in Emilia-Romagna, dove anzi perde voti. Rispetto alle precedenti regionali, il partito di Di Pietro perde 62 mila voti (–40,7%), ovunque ma specie al Nord e in Emilia-Romagna.
A differenza di quanto notato per il centro-destra, nell’ambito del centro-sinistra le perdite del maggiore elemento della coalizione non sono attutite dalla presenza di forti liste “altre”, le quali hanno anzi perso 100 mila voti (–32,2%) rispetto alle precedenti elezioni comunali.
L’Udc ha perso 28,5 mila voti (–25,4%) rispetto alle precedenti elezioni comunali, con insuccessi particolarmente marcati al Nord (–37,0%) e in Emilia-Romagna (–64,6%) e un avanzamento al Centro-sud (+10,2%). Rispetto alle regionali il partito di Casini tiene (–1,4%): un rafforzamento al Centro-sud (+16,7%) viene compensato da arretramenti al Nord (–20,6%) e in Emilia Romagna (–17,5%).
Vale la pena di notare il risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha raccolto i consensi di oltre 93 mila elettori in undici delle tredici citta, battendo sempre – e in misura netta – l’Udc in tutte le citta’ del Nord e dell’Emilia-Romagna e aumentando i suoi consensi rispetto alle regionali del 2010 (+26 mila voti, +39,0%).
Se nelle precedenti consultazioni comunali nelle tredici citta’ prese in esame il centro-sinistra (senza Udeur) era prevalso sul centro-destra (senza Udc) per 275 mila voti, il vantaggio complessivo del centro-sinistra nel 2011 è sceso a 156 mila voti. Ma si rileva una dinamica territorialmente articolata: nelle citta’ del Nord il vantaggio del centro-sinistra è aumentato, addirittura raddoppiando (da 76 mila a 144 mila); in Emilia-Romagna è diminuito (da 95 mila a 85 mila); nel Centro-sud la situazione si è ribaltata, passando da un consistente vantaggio del centro-sinistra (104 mila voti) a uno del centro-destra (72 mila voti).
Dario Tuorto dell’Istituto Cattaneo ha poi rilevato un calo della partecipazione elettorale con forti differenze locali. Il dato del 2011 è stato messo a confronto con quello delle precedenti elezioni comunali anche se piu’ lontane nel tempo rispetto ad altre consultazioni politicamente più rilevanti.
Sappiamo, infatti, che la partecipazione degli elettori in occasione delle elezioni comunali è regolarmente piu’ alta di quella riscontrata alle elezioni provinciali e regionali (e inferiore a quella delle politiche), per cui l’unico confronto corretto può essere effettuato con elezioni dello stesso tipo. Complessivamente la quota di elettori che si sono recati alle urne è scesa di quasi due punti percentuali (71,0%, contro il 72,8% registrato negli stessi comuni alle precedenti elezioni comunali). Questo calo si pone in continuita’ con una tendenza negativa di lungo periodo che pare inarrestabile. A differenza di altri contesti nazionali, dove la partecipazione elettorale segue un andamento altalenante di crescita e declino, in Italia è regolarmente in diminuzione ormai da molti anni.
Il calo dei votanti riflette forti differenze territoriali. In Sardegna la partecipazione è cresciuta (+2,4 punti percentuali), presumibilmente per la concomitanza del referendum sul nucleare, molto sentito dalla popolazione. Anche in Piemonte il confronto con il dato precedente da’ un valore positivo (+0,7 punti percentuali), trainato soprattutto dal risultato registrato a Torino. In tutte le altre regioni il calo della partecipazione oscilla tra valori inferiori a 1 punto percentuale in Lombardia e valori superiori ai 4 punti percentuali in due regioni del Sud, la Campania (–4,3) e la Calabria (–3,5). Anche in alcune regioni del Centro-nord (Veneto, Liguria, Marche) la tendenza negativa è superiore alla media nazionale. Anomalo è il caso del Friuli-Venezia Giulia, dove la forte diminuzione dei votanti (–14,6 punti percentuali) è da ricondursi primariamente alla concomitanza del voto del 2006 (in questa regione ma non nelle altre) con le elezioni politiche.
Nelle 12 grandi citta’ le differenze risultano ancora piu’ accentuate. La partecipazione è cresciuta a Cagliari (+3,9), Rimini (+2,3), Torino (+1,8) e Ravenna (+1,1), è rimasta stabile a Milano, è calata notevolmente nei due grandi centri del Sud (–7,3 a Reggio Calabria e –6,3 a Napoli), dove risulta amplificata la diminuzione registrata a livello regionale. I votanti scendono significativamente anche a Bologna (–5,0 punti): un valore anche qui nettamente piu’ negativo rispetto al dato regionale, che contraddice la tradizione partecipativa di questa citta’ e che puo’ essere presumibilmente attribuito sia alla disillusione di una parte dell’elettorato di sinistra tradizionale (per il caso Delbono) sia all’assenza di un candidato del Popolo delle liberta’ capace di portare alle urne il nucleo moderato di centro-destra.
Gianluca Passarelli ha invece effettuato per l’Istituto Cattaneo alcune elaborazioni dei risultati del voto amministrativo per determinare il cosiddetto “effetto personalizzazione” (desumibile dalla differenza di voti assoluti al candidato rispetto alla somma dei voti alle liste associate e collegate al medesimo candidato a sindaco) a confronto con le precedenti elezioni comunali.
Tale effetto è determinato da due comportamenti distinti: votare una lista e contemporaneamente esprimere una preferenza per un candidato sindaco non sostenuto dalla lista votata; votare solo un candidato sindaco, senza indicare alcun voto di lista e/o preferenza per un candidato consiliare. Nell’interpretare questo tipo di dati occorre grande cautela. Esiste infatti una duplice personalizzazione: quella favorita dall’appeal del candidato sindaco e quella dei candidati al consiglio comunale. L’analisi effettuata si riferisce a 25 comuni capoluogo di provincia in cui si è votato il 15-16 maggio 2011.
La quota di elettori che hanno votato il solo candidato sindaco è stata del 9,1%, mentre nel 2006 (2009 per Bologna, 2007 per Reggio Calabria) è stata del 9,8%. Dunque non cambia di molto l’effetto personalizzazione. Nelle città capoluogo di regione il peso del voto personalizzato è stato piu’ significativo che nei restanti capoluoghi di provincia (11,0% versus 7,4%), a conferma dell’incidenza del voto al “leader” nei grandi centri urbani.
Dal punto di vista territoriale l’incidenza del voto personalizzato è più forte al Nord rispetto al Sud, come gia’ rilevato per le elezioni regionali del 2010. Nel 2011 undici elettori del Nord su 100 hanno votato il solo candidato Sindaco, contro sette elettori su 100 al Sud. Nonostante non siano ancora disponibili i dati relativi al voto di preferenza per il 2011, sulla base di precedenti tornate amministrative è plausibile ritenere che il differenziale tra aree geopolitiche sia da ascrivere alla permanenza nelle citta’ del Sud di una maggiore diffusione del voto di preferenza, che costituisce, come si è gia’ detto, un secondo tipo di personalizzazione, veicolato dai candidati consiglieri sul territorio (gli elettori che esprimono il voto di preferenza conferiscono automaticamente il voto alla lista e quindi riducono l’influenza del voto al solo candidato sindaco). Per quanto riguarda le coalizioni, i candidati sindaco di centro-sinistra hanno raccolto una messe di consensi personali superiore a quelli di centro-destra (9,1% versus 5,8%). La forza politica i cui candidati hanno maggiormente beneficiato di un consenso “al solo candidato sindaco” è la Lega Nord (17,8%), mentre i candidati a sindaco espressione del cosiddetto Terzo polo ottengono complessivamente il 6,6%. Stesso dato per i candidati della lista Movimento 5 stelle-Grillo, a conferma della validita’ del brand “grillino” anche rispetto alle singole candidature.
La citta’ capoluogo di regione in cui l’appeal personale del candidato sindaco è risultato piu’ elevato stata Trieste (20,4%, per effetto soprattutto del candidato Cosolini), seguita da Cagliari (12,7%, Zedda) – e Napoli (12,0%, De Magistris).
Se si guarda al confronto tra candidati (al “ballottaggio”) nei comuni capoluogo di regione nelle due consultazioni (2011 versus 2006), si nota una generale contrazione dei consensi personali (in valore assoluto e percentuale).
In particolare, il candidato di Italia dei Valori, De Magistris che ha ricevuto quasi 60 mila consensi “personali” a Napoli pari al 46,5% sul voto delle liste a lui collegate è rilevante se comparato al dato negativo (–77 voti) avuto dalla Iervolino nel 2006. Salvatore Scalzo, candidato per il Pd a Catanzaro, ha concentrato su di se’ la maggiore percentuale di consensi personali (percentuali) (49,7).
Infine i candidati che hanno ricevuto un numero di consensi (in valore assoluto) inferiore a quello raccolto dalle liste ad essi collegate, ossia che manifestano una capacità di respingere consensi, inducendo al voto disgiunto gli elettori che votano per le liste che li sostengono, sono stati: a) per il centro-sinistra: Mario Morcone (Napoli, –3.605), Franco Ceccuzzi (Siena, –1.116); b) per il centro-destra: Michele Traversa (Catanzaro, –8.266), Demetrio Arena (Reggio Calabria, –6.722), Anna Ferrazzano (Salerno, –5.847), Giovanni Di Giorgi (Latina, –4.095), Mario Occhiuto (Cosenza, –1.691), Massimo Fantola (Cagliari, –1.634).
Per i partiti minori si pone il dilemma tra puntare su candidati propri con poche possibilita’ di essere competitivi, ma con l’ambizione di essere determinanti nell’eventuale ballottaggio, oppure appoggiare uno dei candidati in corsa per la vittoria fin dal primo turno, a costo di perdere parte della propria autonomia e visibilita’. Francesco Marangoni e Filippo Tronconi dell’Istituto Cattaneo hanno analizzato questo problema osservando le strategie di due partiti, l’Unione di centro (Udc) e la Federazione della sinistra (Fds) e i rispettivi rendimenti in 28 citta’ capoluogo di provincia al voto per il rinnovo delle amministrazioni comunali nel 2011.
Nel caso dell’Udc si è data grande rilevanza alla posizione centrista di questa formazione, ma la scelta di costruire il “terzo polo” non è stata un’opzione scontata in tutte le citta’. Allo stesso modo, la Fds non sempre ha deciso di sostenere candidati alternativi al centro-sinistra. L’Udc ha optato per una scelta centrista nelle grandi citta’ di Milano, Torino e Napoli oltre che in alcuni centri minori, talvolta sostenendo candidati propri, talvolta in alleanza con le altre componenti del “terzo polo”. Questo vuol dire che circa quattro quinti degli elettori chiamati alle urne in questa tornata elettorale hanno trovato questa opzione sulla propria scheda elettorale. In 11 comuni, il piu’ grande dei quali è Cagliari, la scelta è stata invece quella di sostenere candidati comuni al centro-destra (16% dell’elettorato al voto). Solo in due citta’ (Grosseto e Savona) l’Udc ha sostenuto candidati di centro-sinistra (3% dell’elettorato).
La Fds ha optato per l’alleanza con il centro-sinistra in 16 citta’ (che pesano per il 55% dell’elettorato coinvolto), fra cui Bologna e Milano. In 7 realta’ (pari al 45% dell’elettorato) si è deciso invece di sostenere candidati alternativi a quelli del centro-sinistra: fra queste Napoli e Torino.
Fra i comuni capoluogo di provincia al voto, l’UDC sostiene candidati di centro-destra a: Cagliari, Carbonia, Iglesias, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Fermo, Latina, Olbia e Reggio Calabria. Sostiene candidati del “terzo polo” a Milano, Napoli, Novara, Rimini, Rovigo, Salerno, Torino e Varese. Sostiene candidati di centro-sinistra a Grosseto e Savona. Non presenta una lista propria a Arezzo, Bologna, Ravenna, Siena e Villacidro.
Fra i comuni capoluogo di provincia al voto, la FDS sostiene candidati di centro-sinistra a: Arezzo, Barletta, Bologna, Cagliari, Carbonia, Iglesias, Caserta, Catanzaro, Crotone, Fermo, Milano, Novara, Ravenna, Rimini, Savona e Siena. Sostiene candidati della “sinistra alternativa” a: Cosenza, Grosseto.
Come hanno reagito gli elettori a queste diverse strategie? Quanto gli elettori dell’Udc hanno dimostrato di accettare le alleanze con il Pdl, cui si oppongono a livello nazionale? E quanto gli elettori della Fds hanno accettato alleanze con la parte più moderata del proprio schieramento politico? Le risposte a queste domande non possono essere definitive sulla base dei dati disponibili per questa tornata elettorale. Tuttavia alcune indicazioni possono emergere dal confronto con le elezioni regionali del marzo 2010.
Nel caso dell’Udc si registra un moderato calo di consensi a prescindere dalle scelte strategiche. Dove il partito di Casini ha deciso di competere con un candidato alternativo alle due coalizioni principali osserviamo una contrazione di voti pari a 0,69 punti percentuali (sul totale dei voti validi). Dove invece l’Udc ha sostenuto al primo turno i candidati di centro-destra il calo è stato leggermente superiore (–1,04 punti percentuali). Non si tratta di una differenza particolarmente accentuata, e corre l’obbligo di sottolineare ancora che il campione di citta’ al voto non puo’ essere considerato rappresentativo dell’intero elettorato nazionale. Cio’ detto, l’indicazione che il gruppo dirigente del partito ne puo’ trarre è che il proprio elettorato non è molto sensibile a mantenere un’identita’ autonoma e distinta dal centro-destra; al contrario appare ancora disposto ad allinearsi allo schieramento guidato da Berlusconi nonostante tre anni di opposizione al governo.
Per quanto riguarda la Fds, l’elettorato sembra premiare la scelta di sostenere i candidati della coalizione di centro-sinistra; o almeno il calo di consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali risulta inferiore (–0,16 punti percentuali) rispetto al caso in cui il partito presenta candidati alternativi (–0,59 punti percentuali), e per questo non competitivi. Anche in questo caso, come nel precedente, i risultati devono essere interpretati con una certa cautela. Emerge tuttavia l’indicazione che l’elettorato della Fds è disponibile a rinunciare almeno in parte alla visibilita’ dei propri candidati, se questo comporta la possibilita’ di partecipare a una coalizione realmente competitiva.
E infine, Lorenzo Mosca (Università Roma Tre) sta monitorando per l’Istituto Cattaneo la campagna elettorale su internet di 110 candidati a sindaco nei 12 comuni con oltre 100.000 abitanti (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Reggio Calabria, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina e Novara) in cui si votera’ il 15 e il 16 maggio. Questa ricerca mira a comprendere la diffusione dei principali strumenti di comunicazione in rete e la popolarita’ dei candidati sulle piattaforme piu’ diffuse di social network: Facebook, YouTube, Twitter e Flickr. I dati sono stati rilevati il 3 maggio 2011 e saranno aggiornati dopo le elezioni.
I profili su Facebook e i siti web personali sono gli strumenti piu’ utilizzati. Facebook è usato da 91 candidati su 110 ed è quindi piu’ diffuso rispetto al tradizionale sito personale (62 candidati su 110). Il ricorso a Facebook è incentivato dalla facilità d’uso, dall’economicita’ dello strumento e dalla possibilita’ di intercettare un numero potenzialmente elevato di utenti. Poco piu’ di un terzo dei candidati sindaco dispone di un canale su YouTube (per la condivisione di filmati), circa un quarto ha un profilo su Twitter (con cui è possibile diffondere brevi messaggi di testo), e poco piu’ di un decimo è presente su Flickr (per la condivisione di fotografie e altre immagini).
La presenza dei candidati sulle varie piattaforme online è ancora caratterizzata da forti disuguaglianze: solo un decimo (11 candidati su 110) è visibile su tutte e cinque le piattaforme, mentre piu’ di un terzo (44) è attivo su un’unica piattaforma o addirittura completamente assente dal web. Inoltre, in molti casi si tratta di una presenza soprattutto simbolica, con un seguito di utenti estremamente limitato. In generale, i candidati delle principali coalizioni (centro-sinistra, centro-destra, terzo polo) sono piu’ presenti di quelli dei partiti minori. In particolare, fra i partiti minori di estrema destra ed estrema sinistra, un candidato su due è presente su Facebook, ma quasi tutti sono assenti dalle altre piattaforme. Inoltre, le candidate donne (circa un decimo del totale) sono leggermente meno attive nella competizione online dei maschi.
Un discorso a parte meritano i candidati espressi dal Movimento 5 Stelle. Il numero di siti personali è, infatti, modesto in quanto generalmente questi candidati preferiscono essere presenti sul sito web nazionale e su quelli locali del movimento, che offrono maggiori garanzie di visibilita’. Tuttavia, al pari di quelli espressi dalle coalizioni maggiori, tutti gli 11 candidati del Movimento 5 Stelle hanno profili su Facebook. Essi, inoltre, presentano un tasso superiore alla media di presenza sulle diverse piattaforme analizzate, con una presenza particolarmente forte su YouTube.
Se si considera che Facebook è oggi più diffuso, come strumento di comunicazione elettorale, degli stessi siti personali dei candidati, il seguito di cui godono gli aspiranti sindaci su questo social network merita un approfondimento. Per farlo, abbiamo rilevato il numero di amici, fan o membri dei gruppi di sostenitori dei profili ufficiali dei candidati (dati rilevati sempre il 3 maggio).
Il risultato piu’ interessante è che Luigi De Magistris e Vincenzo De Luca sono nettamente piu’ seguiti su Facebook rispetto a tutti gli altri candidati a sindaco, con oltre 141 mila sostenitori per l’ex-magistrato candidato a Napoli (dato su cui certamente pesa la notorietà nazionale del personaggio) e oltre 74 mila per il sindaco ricandidato a Salerno (che beneficia anche del fatto di essere stato candidato l’anno scorso alla presidenza della regione Campania). Spicca anche il dato di Giuliano Pisapia, candidato a Milano, con quasi 20 mila sostenitori. In generale, se si escludono i primi tre classificati, il numero di amici e fan su Facebook dei candidati a sindaco risulta estremamente contenuto, non superando la soglia dei 5 mila sostenitori. Cio’ significa che il potenziale di comunicazione di questo strumento non sembra essere adeguatamente sfruttato dalla stragrande maggioranza dei candidati.
Coloro che hanno alle spalle una solida esperienza politica tendono a essere piu’ seguiti rispetto agli altri sfidanti, e i candidati dei partiti maggiori hanno piu’ successo su Facebook rispetto a quelli minori. Una parziale eccezione a questa tendenza è presentata dall’autonomista sarda Claudia Zuncheddu, consigliera regionale candidata sindaco a Cagliari con la lista “Indipendèntzia Repùbrica de Sardinia”, nonche’ unica donna fra le prime dieci posizioni in classifica. Per quanto la diffusione di internet nelle regioni del Sud sia inferiore rispetto a quelle centrosettentrionali, i candidati delle regioni meridionali tendono ad avere un buon seguito su Facebook: al di la’ degli exploit di De Magistris e De Luca, sei dei primi dieci candidati nella nostra classifica provengono dal Sud e dalle Isole, contro due dal Nord (Pisapia e Fassino) e due dalla “Zona rossa” dell’Emilia-Romagna (Merola e Matteucci).
Infine, i candidati di centro-sinistra tendono a essere piu’ seguiti su Facebook rispetto a quelli di centro-destra e del terzo polo. I primi sei candidati in classifica, infatti, fanno parte di coalizioni progressiste a livello comunale con l’eccezione di De Magistris, sostenuto comunque da due partiti (Idv e Sel) altrove alleati del Pd. Se si guarda poi al terzo strumento piu’ utilizzato dai candidati sindaco dopo i profili su Facebook e i siti personali, si nota la forte competitivita’ su YouTube dei candidati del Movimento 5 Stelle rispetto a quelli delle principali coalizioni. In cima alla classifica si trova, infatti, Vittorio Bertola, candidato a Torino, con oltre 468 mila visualizzazioni.
Piu’ in generale, in questo caso i candidati del Nord Italia sono i piu’ popolari. Letizia Moratti è l’unica donna a imporsi fra le prime dieci posizioni, mentre tre dei candidati sindaco piu’ popolari su Facebook (De Magistris, Pisapia e Fassino) sono anche quelli con maggiore visibilita’ su YouTube, dimostrando di sapere integrare efficacemente questi nuovi strumenti di comunicazione. In termini di seguito, YouTube sembra offrire maggiori occasioni di conoscenza del candidato rispetto a Facebook, affermandosi come piattaforma web che raggiunge alcune decine di migliaia di persone. Interessante notare infine come un’analisi piu’ approfondita delle diverse piattaforme evidenzia significative differenze di presenza, uso e fruizione, segno che la maggior economicita’ e flessibilita’ delle stesse ne favorisce un utilizzo piu’ o meno ampio.
Se i siti web tradizionali si confermano un’arena privilegiata dai grandi partiti, i profili di Facebook risultano estremamente diffusi essendo usati in particolare dai candidati del Sud Italia per colmare una minore diffusione territoriale e presenza sociale delle reti fisiche di partito (sezioni e circoli) rispetto al Centro-nord e per favorire un rapporto personale degli elettori con i candidati; i canali YouTube sembrano aprire invece uno spazio a meta’ strada fra il sito tradizionale (appannaggio dei candidati con più risorse) e il profilo Facebook (popolare ma piuttosto inflazionato) di cui riescono ad avvantaggiarsi anche i candidati minori, come quelli del Movimento 5 Stelle che su questa piattaforma risultano altamente competitivi. Il ricorso a piattaforme come Twitter e Flickr risulta invece ancora estremamente limitato sia in termini di adozione sia in termini di fruizione da parte degli utenti.