Luigi crespiNon possiamo chiamare giustizia ciò che ha consentito un massacro, un linciaggio durato 13 anni di una persona e di una famiglia.
L’assoluzione viene rappresentata sui media come un estremo “colpo di fortuna” salvati da un cavillo, da un “buco” normativo.
Avrei dovuto essere condannato e magari scontare 7 anni di carcere?
E per cosa? Per avere tentato di quotare in borsa una società di comunicazione? Per avere fatto il passo più lungo della gamba? Per avere fatto degli errori imprenditoriali in un momento in cui insieme alla mia società andavano giù le torri gemelle e tutte le borse del mondo? Per avere tentato con tutte le mie forze di salvare quel l’azienda commettendo degli errori di valutazione ma in assoluta buona fede? Non appartengo certo a quella categoria di imprenditori che fanno fallire le società per arricchirsi.
Non mi sono mai sottratto dalle mie responsabilità ed è per questo che ho collaborato con la giustizia e addirittura mi sono indebitato per pagare le parti civili e l’ho fatto concordando con le autorità competenti il “risarcimento del danno”. L’ho fatto da incensurato. Ma questo non ha nessun valore, nessuna rilevanza. Il fallimento è un reato patrimoniale se io risarcisco il patrimonio non può non esserne tenuto di conto. Cose ovvie ma che in questo caso non valgono nulla.
Vengo trattato come un truffatore, come un delinquente al pari di Ambrogio Crespi e Natascia Turato mio fratello e mia moglie che pagano il fatto di essermi stati vicini benché lontani da responsabilità reali.
Tutto questo non conta, “lorsignori” fanno politica e la fanno sulle sentenze e in sintonia con chi sulla stampa si muove come megafono dell’indignazione.
Io non pago per i reati che avrei fatto, ma pago per i clienti per cui ho lavorato, pago il “contratto con gli italiani”, pago i 7 anni in cui ho lavorato per Berlusconi, pago il fatto di essere stato “il sondaggista di Berlusconi” io che non vedo Berlusconi da 13 anni e che non faccio più sondaggi da almeno un lustro.
Guardate come sono trattati i processi per fallimento fate un controllo e trovatemi un processo che abbia risultati e percorsi come quelli riservati al mio.
Queste cose le dico ora ma le ho subite per 13 anni e le dico dopo l’assoluzione quando tutti mi consigliano di “tacere e incassare”.
No, non mi è andata bene affatto perché questa vicenda ha rovinato la vita a me e a chi ha avuto la colpa di starmi vicino.
Dovrei incassare l’assoluzione e tacere invece appena possibile ricorrerò alla corte europea dei diritti umani perché non conta solo essere assolti. Rivoglio la mia onorabilità, voglio che sia fatta giustizia ed è evidente che almeno per me in questo Paese la giustizia non c’è, almeno per ora. Non finisce qui, non può finire così.