Ai media – e in particolare alla televisione – è demandato il compito di contribuire a definire l’identità collettiva attraverso rappresentazioni codici e linguaggi. Lo si fa anche quando si manda in onda il letame che spesso tracima nella nostra televisione. Da oltre un decennio ci hanno raccontato che la tv, anche quella pubblica, non può prescindere dalla capacità di stare sul mercato. Con la schiavitù dell’Auditel hanno legittimato palinsesti sempre più degradanti e diseducativi. Poi è arrivato “Vieni via con me”: ascolti record, Auditel sfondato e Grande Fratello ridotto al lumicino. Bene, improvvisamente il mercato e l’Auditel non contano più, al punto che Loris Mazzetti, capostruttura di Rai 3, è stato sospeso per dieci giorni dalle mansioni e dalla retribuzione. Il provvedimento è relativo al procedimento disciplinare che era stato avviato nei confronti dell’artefice di “Vieni via con me” per gli articoli scritti per Il Fatto Quotidiano, per le dichiarazioni sul programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano e per i pareri espressi durante un programma in onda su La7. Insomma, un “reato d’opinione”.

Fabio Fazio ha dato notizia della sospensione di Mazzetti e anche di una lettera in cui si rimprovera a “Vieni via con me” di aver sforato di due minuti e mezzo l’orario previsto nell’ultima puntata. La lettera sarebbe stata inviata al direttore di Raitre, Paolo Ruffini, dalla direzione del palinsesto, facendo notare come l’allungamento dell’ultima puntata avesse comportato un slittamento della pubblicità.Ecco come si premiano gli autori di un successo di mercato. In realtà, se dovessimo giudicare le cose per come sono andate, quello da sospendere (anzi, da licenziare) sarebbe proprio il direttore generale della Rai, Mauro Masi, che sicuramente è l’ispiratore di questi provvedimenti. E dalle cose che si mormorano nei corridoi di viale Mazzini, non è detto che questa eventualità non ci colga di sorpresa.