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Parliamoci chiaro: la discussione, sempre più serrata, di questo fine 2009 sulla figura di Bettino Craxi – a pochi giorni dal decennale della sua morte ? non è una questione di toponomastica, di nomi di strade, ma di storia nazionale, soprattutto di quella tra gli anni Ottanta e i Novanta.
Per questo la domanda è: cosa rappresenta Bettino Craxi, oggi, per gli italiani? Un sondaggio, effettuato da Crespi Ricerche e pubblicato dal nostro quotidiano – che su Craxi ha aperto un dibattito culturale da parecchio ? registra che per il 35% fu un grande leader politico, per il 18 un importante statista (insieme le valutazioni positive arrivano al 53%) mentre per il 30% fu un latitante che si è sottratto alla giustizia italiana (il 17% degli intervistati non sa o non risponde).
Se il quesito, dalla figura del leader, si sposta sulla scelta del comune di Milano di dedicargli una via (o un giardino) vediamo che il 37% giudica questa decisione un atto dovuto, il 12% un modo per risarcirlo (sommati fanno il 49%), il 21% una vergogna perché non si celebrano i pregiudicati e il 10% inopportuno.
Se dal dato nazionale, infine, ci restringiamo soltanto a Milano, le percentuali mutano: il 39% considera l’idea di dedicargli una via un modo per risarcire Craxi e solo il 5% lo ritiene inopportuno.
Uscendo dai sondaggi, quella che sta salendo – nei toni e nel dibattito – è la discussione politica sulla figura del leader socialista. Ieri il figlio Bobo Craxi, in un’intervista a La Repubblica, ha definito suo padre “un patriota e non un simbolo della destra”, apprezzando il gesto – definito “bello” – del sindaco Letizia Moratti di dedicargli una via.
Sempre su Repubblica, il giorno primo, l’ex ministro ed ex delfino di Craxi, Claudio Martelli, aveva spiegato che “finché non ci sarà una robusta forza socialista, democratica e liberale, Craxi rimarrà in esilio. Una memoria inerte” anche se “la riabilitazione” è compiuta.
Il 28 dicembre a parlare era stato un altro compagno ed ex ministro socialista, Rino Formica, che in un’intervista a La Stampa ha definito “un errore la scelta dell’esilio”.
Politica e storia, dicevamo, non toponomastica.
“Vi confesso, cari compagni, che indotto a una riflessione sulle speranze e le illusioni della storia del nostro paese, sulle promesse mancate, sulle rivoluzioni fallite, sui grandi disegni che non poterono essere realizzati, sono stato trattenuto solo dal timore di essere accusato questa volta di retorica nazionalistica, dal mettere in testa alla relazione due parole semplici: viva l’Italia. Perché c’è un’Italia, come dice una nota canzone, che resiste e che lavora, un’Italia che si dispera e che si innamora, un’Italia che noi dobbiamo rappresentare, capire e aiutare con la fedeltà di sempre agli ideali di libertà, di eguaglianza, di progresso che sono tutt’uno con la nostra storia. Viva la pace, viva il mondo del lavoro, viva la Sicilia, viva l’Italia, viva il Partito socialista italiano”.
Sono parole di Bettino Craxi, pronunciate al 42mo congresso del Psi, a Palermo. Era l’aprile del 1981. Massimiliano Lenzi