streaming-pd-M5S

Marshall McLuhan ci insegna che la ferrovia non ha “inventato” il movimento delle persone, ma si è limitata ad accelerare e massificare la capacità umana di spostarsi. Nel farlo, però, ha modificato completamente le abitudini e la vita delle persone.

Lo streaming, al contrario, è una forma deviata e grezza di “visual”. Ma non confondetevi: non ha niente a che fare con la televisione. La tv si costruisce sulla base di format, lo streaming è di per sé un anti-format, che acquisisce significato solo se viene interpretato alla luce del medium che lo contiene: cioè internet.

Lo streaming, insomma, ha valore solo se racchiude quelle che sono le specificità del web: la relazione e la partecipazione. Se il sito della Camera impedisce di mettere i commenti a uno streaming, ne fa un utilizzo tecnicamente sbagliato, costringendo le persone a interagire con altri mezzi, come i social network.

Lo streaming funziona secondo un codice molto preciso, diverso da quello televisivo legato a meccanismi di informazione unidirezionale. Ti consente di vedere, ma anche di partecipare a cose che altrimenti non sarebbero state accessibili.

Se avessimo avuto la possibilità di vedere lo streaming dell’incontro tra Verdini e Renzi, il successo sarebbe stato mondiale, ma solo se i due non avessero saputo di essere ripresi… Si tratta di un confine molto labile, perché l’ipocrisia sta proprio nel pensare che la presenza della telecamera non cambi la rappresentazione dei comportamenti.

Ma parliamo dello streaming dell’incontro Pd-M5S. Un momento esilarante è stato quando Renzi – che in un primo momento non era previsto – si presenta in maniche di camicia. Poi, mentre si fa gli affari suoi, qualcuno gli manda un sms (o un tweet) che lo mette in guardia: “Occhio Matteo, sei debosciato e si vede anche la panza”. Lui sorride, prende la giacca, si ricompone e improvvisamente assume un’espressione interessata.

Commedia a parte, però, è incredibile pensare che la Camera spenda due milioni di euro per la comunicazione e ci proponga una manifestazione da preistoria delle tlc, piena di scatti, interruzioni e “buffering”. Una dimostrazione di “banda stretta” penosa, che non a caso è interpretata da chi ha deciso di tassare internet e gli smartphone.

Anche nei rari casi in cui tutto funziona a dovere, poi, allo streaming manca la regia. È come un Ballarò senza Floris e con dietro la telecamera un Bergman o un Ivory, ma senza i loro direttori della fotografia. Se qualcuno deve proprio prendermi per il culo, almeno abbia la decenza di farlo in prima serata e in HD.

Fonte: Il Tempo