Riporto di seguito un articolo pubblicato su Squer.it a firma di Nicola Chiappinelli su Ambrogio Crespi.

“Di certo la prima cosa sarà parlare con mio figlio.”

Parla Ambrogio Crespi. Parla, finalmente libero, nel primo giorno senza sbarre di questo nuovo anno, dopo 200 passati a sbandierare la sua innocenza nel carcere di Opera a Milano.

E più di lui soprattutto Luigi Crespi, fratello ai più noto come ex sondaggista di Berlusconi, ma che da questa storia viene fuori esclusivamente come indomito cercatore di verità.

Da quell’assurda notte del 10 ottobre, quando i carabinieri si presentano nell’abitazione di Ambrogio con un mandato di cattura: “una di quelle torture a cui non dovrebbero essere sottoposte le persone che non figurano nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi, o che hanno commesso delitti di sangue e contro minorenni”.

Lo afferma con forza il 43enne che, riacquistata la libertà per l’inesistenza del pericolo di fuga decisa dello stesso gip che ne aveva chiesto la custodia cautelare, deve comunque ancora affrontare un processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Esponenti della ‘ndrangheta si sarebbero rivolti a lui per sostenere la candidatura dell’ex assessore Udc Domenico Zambetti, anche lui da poco scarcerato, che a riguardo qualche settimana fa disse: “Ma quello non ha dato neanche un voto.”

Ora, dopo 7 mesi di detenzione innaturale, il lavoro incessante degli avvocati difensori Giuseppe Rossodivita e Marcello Elia è riuscito a portare a casa un risultato importante come la possibilità, per il loro assistito, di tornare ad abbracciare i suoi cari.

Il quale, evidentemente deperito e provato, dice di aver “capito che in galera non hai paura di morire, ma di vivere. Perché ogni giorno è un’avventura, non sai cosa ti aspetta, o quello che ti può capitare.”

E lui di giorni in carcere ne ha passati 200: certo tantissimi, ma “da innocenti, anche un solo giorno in cella è troppo.”