auschwitz

Mi sono chiesto quale fosse la risposta più giusta a quei bastardi che alla vigilia del Giorno della Memoria hanno deciso di inviare teste di maiale e di imbrattare i muri del ghetto a Roma. La solidarietà scontata, lo sdegno inevitabile, le dichiarazioni di rito rischiano di diventare una prassi educata e politicamente corretta, ma incapace di marcare, ora più che mai, il confine tra uomini e bestie.

Lo sterminio degli ebrei è un’atrocità che non potrà mai essere risarcita, una ferita che mai smetterà di sanguinare non sono per gli ebrei, ma per tutta l’umanità e attraversa il tempo senza mai attenuare l’orrore di quei giorni.

Negare questa evidenza, come mostrare stanchezza, ci renderebbe complici delle bestie naziste. Deve essere tracciato con forza il confine e la reazione deve essere altrettanto forte: non abbiamo a che fare con cretini, ma con criminali su cui la condanna pubblica non basta.

Vanno perseguiti, inseguiti e rieducati. Sì, rieducati alla verità per un’assunzione di responsabilità.

Ecco, perché il docuweb di Ambrogio Crespi e di Helene Pacitto è la nostra risposta a queste bestie. Un docuweb asciutto, rigoroso: 8 minuti che scandiscono la tragedia che ha segnato per sempre l’umanità. Alle teste di maiale mozzate noi rispondiamo con una farfalla, quella con cui Ambrogio chiude il suo video, quella della memoria vigile e militante: la farfalla di Pavel Friedman.

“L’ultima, proprio l’ultima,

di un giallo così intenso, così

assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade

sopra una roccia bianca così gialla, così gialla!

L’ultima volava in alto leggera, aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo.

Tra qualche giorno

sarà già la mia settima settimana

di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui

e qui mi chiamano i fiori di ruta

e il bianco candeliere del castagno nel cortile.

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.

Quella dell’altra volta fu l’ultima:

le farfalle non vivono nel ghetto”.