La fuga dalle urne è la misura reale della fiducia che gli italiani esprimono nei confronti della politica e delle istituzioni. Un rapporto distante, distratto, rappresentato da media incapaci di cogliere differenze e in preda al delirio dello scandalismo o dall’appiattimento di interessi, non sempre trasparenti. Nessuno crede più a nessuno.

E’ il risultato di politici ridotti a impersonare una casta di burocrati che tutela privilegi che stridono con le difficoltà crescenti di una sempre più estesa e trasversale fascia di opinione pubblica.

E mentre tutto sembra sfaldarsi, mentre la distanza cresce colmata dal disprezzo verso ogni autorità, i politici si insultano, si tirano palate di letame in quantità sempre più imbarazzanti.

È come se la Coca Cola e la Pepsi avessero passato vent’anni sulle prime pagine di tutti i giornali accusandosi reciprocamente che bere la Coca o la Pepsi fa male alla salute. Il risultato sarebbe l’annientamento sul mercato e i consumatori avrebbero cessato di bere Cola, passando magari al Chinotto.

La cosa è logica, la capirebbe anche un infante, ma la nostra classe dirigente sembra non volerla intendere e confonde la visibilità con la credibilità.

Non si rendono conto che la narrazione del conflitto ha delegittimato tutto e tutti e, come una valanga di melma, ha spianato ogni differenza rappresentando tutti allo stesso modo.

Una tragedia culturale, un olocausto valoriale. Una crescendo simile ad una faida o a un’ intifada. Una forma di guerra civile che lascia solo macerie.

Ed ecco spiegato perché in Basilicata voti meno di un cittadino su due e nelle ‘ trionfali’ primarie di partito, nonostante qualche forma di doping, il partito democratico perda un elettore su due a distanza di qualche mese.

Questo, tra l’altro, è ancora un segnale lieve rispetto a quello che ci aspetta alle europee dove il crollo di partecipazione sarà fragoroso.

Ora, in gioco non c’è solo la partecipazione democratica ma la democrazia stessa.

Anche perché gli elettori non capiscono a che serva eleggere gente che non avrà la possibilità di cambiare governando, constatato che le decisioni chiave non vengono prese dagli eletti ma da una manciata di burocrati di cui spesso non si conosce manco la faccia .

A quel punto perché perdere tempo?