25 Gennaio 2016
#PRIMARIE, LA SCELTA PER RIALZARSI IN VOLO
Credo di non essere l’unico a chiedersi per quale ragione le primarie sono diventate un tabù per il centrodestra. Analizzando i sondaggi di qualsivoglia istituto di ricerca emerge un unico chiaro messaggio: a tenere ancora vivo il centrodestra sono solo gli elettori. Questi ultimi esistono e permangono, nonostante non ci sia una reale ragione, in attesa forse di un’offerta politica capace di rappresentarli. Silvio Berlusconi vede le primarie come la fine della sua sovranità: consapevole di non poter parteciparvi.
Lui non sarebbe mai protagonista delle primarie e il loro avvento segnerebbero in modo plateale la fine di un epoca, la sua.
Al contrario le primarie per Meloni e Salvini sono lo strumento con cui vedrebbero legittimate le loro ambizioni, che per sua natura è capace di mobilitare strutture di base ed elettori, più democratico degli esclusivi salotti ma soprattutto una leva per la comunicazione e la propaganda potentissima.
Sulle pagine del nostro giornale di ieri un sondaggio esclusivo ci ha svelato che la destra a Roma è in corsa per il Campidoglio e che la partita si gioca sul filo.
Nella Capitale ci sono due figure a destra cui i romani affiderebbero la rinascita della loro città, Giorgia Meloni e Francesco Storace. Chi dei due sarà il candidato? Giorgia Meloni ci ha fatto sapere che le primarie si faranno a Roma solo se si faranno nelle altre grandi città e visto che sappiamo che Berlusconi è contrario, ci ha detto niente primarie.
Ma nelle altre città non ci sono due candidati che si equivalgono come a Roma e, fatta eccezione per Napoli in nessuna grande città la destra ha speranza di vincere.
A Roma ci sono due candidati forti e potenziali vincitori ma se non saranno le primarie a stabilire “quale dei due” e il nome sarà deciso nel tinello di Arcore, avremo una destra che si presenterà divisa e in preda alla solita crisi di nervi. La Meloni non può sacrificare la Capitale solo per affermare la sua supremazia in area politica.
Chi non sceglie, non viene scelto e Giorgia Meloni, alla quale va riconosciuto il merito di aver portato il suo partito dal due al cinque per cento, non può permettersi l’errore di cedere a liti e personalismi che la condannerebbero alla marginalità.
Sorte non molto diversa a quella a cui appare condannati Alfio Marchini, che si era convinto di essere già sindaco di Roma, si è svegliato per la seconda volta lontanissimo perfino dal ballottaggio. anche per lui c’è una sola speranza democratica e popolare: le Primarie, che è molto probabile che non farà mai. Strano non si sia ancora capito che i gabbiani, a cui la Meloni si ispira, sono belli quando prendono il vento in volo e non quando restano a terra girovagando senza meta.
Fonte Il Tempo