amministrative_2014

Il Tempo ha pubblicato oggi una mia analisi sull’esito dei ballottaggi per le amministrative tenutisi domenica scorsa. Riporto di seguito l’articolo:

Trarre delle considerazioni di politica nazionale dal secondo turno di una tornata amministrativa è un tipico malcostume italiano. Sostenere che la corsa di Renzi, a distanza di 15 giorni dalle Europee, si sia già fermata è quantomeno ridicolo. Dal ballottaggio di domenica, tuttavia, emergono osservazioni interessanti.

In primis, se i partiti non scendono in campo mobilitando le loro basi elettorali, la partecipazione tende a ridursi ulteriormente. Proprio i partiti, dunque, rimangono il tessuto e il gancio relazionale che porta la gente a votare.

Come mi è già capitato di dire, poi, il ballottaggio non è il «secondo tempo» di una partita, ma una partita completamente nuova. E ogni valutazione politica non può prescindere dai candidati in gioco e dalla loro capacità di rappresentazione. Ecco perché la sconfitta del centrosinistra a Livorno ad opera di un 5 Stelle è rilevante. Come sono significativi i risultati in Lombardia: il sindaco Tentorio, che si scontrava a Bergamo con un uomo di comunicazione come Gori (ex spin doctor di Renzi), riesce a ottenere un risultato migliore del quotatissimo Cattaneo che, considerato uomo di punta del rinnovamento berlusconiano, subisce una sonora sconfitta a Pavia, avendo male interpretato gli ultimi 15 giorni di campagna elettorale (i più duri per la riconferma).

L’onda negativa non ha colpito la Lega, per la quale la vittoria a Padova può essere la «rondine che fa primavera». Clamorosa è poi la vittoria del centrodestra a Perugia per dimensione, volume e per il tipo di città dove è avvenuta. Altrettanto significativo il fatto che in Puglia il centrosinistra abbia perso Foggia (pur confermando Bari). Nella somma delle due tornate elettorali, tuttavia, dobbiamo osservare che hanno prevalso i candidati del Pd.

Ancora una volta, l’elettorato si mostra fluido e senza ancoraggi ideologici. Nessuno schema è consolidato, perché le opinioni sono mobili, instabili. L’orientamento determinante, però, ha una costante: la discontinuità. L’elettorato premia candidati credibili in quanto espressione di una discontinuità con il passato, qualunque esso sia. La gente sembra abbandonare la «vecchia guardia» e affidarsi alla forza delle nuove generazioni, non importa se di destra come Romizi, o se di sinistra come Gori. Non è neanche un fatto anagrafico: si cercano candidati lontani dalle responsabilità del passato.

Fonte: Il Tempo