12 Dicembre 1969, ore 16:37: una bomba esplode nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano uccidendo 16 persone e ferendone altre 88.
È l’attentato che segna l’inizio del terrorismo politico in Italia. Un buco nella coscienza collettiva di un intero Paese, una ferita mai rimarginata, una giustizia mai trovata. 

La strage di piazza Fontana ha messo in mostra il peggio dello stato, trame oscure, depistaggi, strumentalizzazioni. Le vittime innocenti cadute sul campo non sono state onorare. Di celebrazione in celebrazione un velo di ipocrisia ha unito le peggiori intenzioni che hanno dando vita ad una lunga fase in cui lo Stato e tutte le istituzioni hanno ceduto credibilità.

La bomba ha ucciso l’innocenza di un intero paese ha avvelenato una generazione.
Siamo rassegnati, le cose vanno così e da quel giorno in cui avevo solo 5 anni quella stage si è ripetuta, a Bologna, a Brescia in via Fani… Rossi neri alibi di una narrazione che ha reso l’Italia il paese delle verità negate della giustizia violata.