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I comunicati ufficiali dicono poco, quello che sappiamo è che il ministro Prestigiacomo e Fitto sono molto critici nei confronti della nuova trovata del ministro dell’economia Giulio Tremonti. La Banca del Mezzogiorno è “La montagna che ha partorito il topolino – avrebbero detto Fitto e Prestigiacomo – Aspettiamo da luglio un piano complessivo per il Mezzogiorno, con risorse aggiuntive, un progetto per le infrastrutture. Invece presentiamo solo la banca che e’ un semplice frammento di un piano che deve essere molto piu’ ampio. Teniamo presente che veniamo da una fase in cui c’e’ stata una forte sottovalutazione per i provvedimenti sul Mezzogiorno”Affermazioni pesanti, ma se volete capire di più allora leggetevi l’articolo di Francesco Forte pubblicato su Il Giornale che a me pare molto chiare e che pubblico di seguito…

“Il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia si è espressa a favore di una «banca del Sud» a condizione che non sia un carrozzone. Sono d’accordo e pertanto affermo che la banca del Sud, proposta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che la presenta oggi in Consiglio dei ministri, non s’ha da fare, perché è predestinata a essere un carrozzone. Infatti, come Luigi Einaudi scrisse, quando si discuteva di banche cattoliche o laiche, le banche debbono essere «senza aggettivi». Intendendo con ciò che la banca deve fare la banca e non essere condizionata da fattori che la sviano dalle sue funzioni. La banca del Sud, realizzata con la regia delle Poste italiane, non nascerebbe dai privati da soli (se ci fosse un motivo economico, l’avrebbero già fatta per loro conto), ma dallo Stato come madre e come balia, tramite soldi pubblici. Ciò in combinazione con banche private, dando luogo a un ibrido.

In astratto si può supporre che lo Stato sia una immacolata creatura che, facendo nascere la banca del Sud con soldi pubblici e soldi privati, si asterrebbe dallo scegliere chi debba essere il presidente della nuova banca e chi l’amministratore delegato. In concreto si intravede già la corsa dei vari esponenti meridionali a candidarsi a capo di questa banca. E se il presidente sarà pugliese o amico dei pugliesi, l’amministratore delegato dovrà essere siciliano o campano. E nel caso che prevalga, per tale carica, il campano, il direttore generale dovrà essere siciliano o viceversa.

Bisognerebbe poi sistemare un sardo come vice presidente e un calabrese come vice direttore generale, salvo metter questi a capo del collegio sindacale. Resterebbe da piazzare un basilicatese. Potrebbe aspirare a fare il vice direttore generale, salvo che questo posto non sia rivendicato dal calabrese o dal sardo, in quanto più importante della presidenza del collegio sindacale dal punto di vista operativo e quindi clientelare. Ho usato la parola «clientelare» per tornare alla frase di Einaudi sulla banca senza aggettivi. Infatti questa parola vuol dire due cose: la clientela della banca è la clientela politico-elettorale, che, a sua, volta è tripartita. Infatti c’è la clientela bancaria delle imprese che riescono ad avere più credito a tassi migliori e ricambiano il favore con finanziamenti politici. C’è poi la clientela bancaria della gente minuta, che riesce a ottenere il mutuo per la casa a condizioni di favore o che va in rosso nella carta di credito ma la banca chiude un occhio. E infine c’è la clientela di quelli che aspirano al posto in banca e di quelli che quando sono stati assunti aspirano alla promozione, grazie all’appoggio dell’onorevole o del sindaco dello stesso partito, anzi dello stesso gruppo all’interno del partito. E di quelli che sperano d’essere trasferiti nella filiale del proprio paese, dove hanno la casa e la mamma anziana.

E poi, oltre alla lottizzazione per regioni, la banca del Sud dovrà anche avere quella per partiti e correnti. Dati i tempi che corrono, certamente ci dovrà essere qualche intellettuale del Pd, che farà parte del consiglio di amministrazione come tecnico e che riceverà il compito di gestire le società affiliate alla banca, che svolgono compiti parabancari nel campo della previdenza integrativa, dei finanziamenti a medio termine e via ramificando. Tale ramificazione sarà necessaria anche perché nella maggioranza di governo ci sono tre anime e almeno due animelle. Ci sono gli ex di Forza Italia, quelli di An e quelli della Lega Nord, che nel Meridione viene ribattezzata Lega delle autonomie. E ci sono le animelle dell’Udeur di Mastella, che è specialmente importante in Campania e Calabria e della Dc di Rotondi.”