Verderemi oggi sul Corriere della Sera rivela i dati di un presunto e misterioso sondaggio…

Cinque punti in meno nell’indice di gradimento, tutti in un colpo, come accade nelle giornate nere di Wall Street. Chissà se Berlusconi è rimasto stupito nel leggere quei dati, o se vi ha scorto la conferma dei suoi timori: perché un conto sono le liti sui provvedimenti di governo, dove il confronto inevitabilmente precede la mediazione; altra cosa sono invece le polemiche verbali, i diverbi fini a se stessi. Sui primi l’opinione pubblica è disposta a concedere fiducia, infatti il Cavaliere per mesi ha potuto registrare consensi bulgari. Ma da un paio di settimane gli screzi nella maggioranza sono diventati quotidiani, finendo per intaccare l’immagine del premier. Ecco il motivo della pesante flessione nel diagramma, sebbene l’appeal del Cavaliere rimanga ancora nettamente sopra il 60%. A provocare la caduta è stato anzitutto lo scontro con il presidente della Camera. L’incarico istituzionale di Fini amplifica la portata della polemica agli occhi dell’opinione pubblica, perciò secondo gli analisti ha un impatto superiore.

Nell’entourage berlusconiano c’è chi ha ripreso dagli archivi i «report» della legislatura 2001-2006: a quei tempi furono proprio i contrasti con Casini, che sedeva al posto di Fini, a causare i maggiori danni all’immagine di Berlusconi. A contribuire al crollo negli indici di gradimento del premier è stata poi la polemica su Malpensa sollevata dalla Moratti. È come se il sindaco di Milano – vista dagli elettori lombardi come figura istituzionale – avesse offerto all’opinione pubblica una chiave di interpretazione negativa su Alitalia. Di recente infatti, secondo i sondaggi, gli elettori erano apparsi «confusi » sull’esito del caso Az: in bilico cioè tra la soddisfazione di avere ancora una «compagnia di bandiera», e lo scontento per il «caos negli scali» e il «costo dei biglietti». Insomma, per una volta a pagare è Berlusconi, penalizzato soprattutto da quanti si dichiarano di An e della Lega. Gli elettori oggi sono «infastiditi » dalle beghe, primo stadio della disaffezione che al secondo livello si trasforma in «incredulità», prima di sfociare nel «distacco». Per ora nei suoi sondaggi il Pdl continua a fluttuare tra il 40 e il 42% dei consensi. Ma se il dato viene sezionato, si capisce il motivo delle tensioni nel Pdl tra l’area forzista e quella di destra: nei consensi An sarebbe stata raggiunta dalla Lega, il testa a testa si giocherebbe sulla soglia del 10%. È vero che il partito di Fini dalle Politiche non si è più contato, ma l’idea che il Carroccio possa virtualmente strappargli il ruolo di seconda forza della coalizione desta grande allarme. E non solo perché l’elettorato di Bossi è concentrato al Nord, ma perché nella cartina del Paese la capacità di penetrazione della Lega somiglia a una mano verde che s’infila nello Stivale. Epperò anche il Senatùr ha dei problemi. Nonostante i valori alti, nella base si scorgono le prime avvisaglie di scontento.

Gli stessi elettori leghisti infatti non sembrano aver accolto di buon grado le polemiche verbali del loro leader, che fino a qualche tempo fa urlava sì, ma per il federalismo. I «padani» non si accontentano della battaglia per Malpensa (che interessa solo una piccolissima parte del-l’elettorato) e hanno altre «priorità»: non accettano di pagare più tasse rispetto al Sud e vogliono capire perché il Carroccio si batte contro l’abolizione delle province, viste come un centro di spesa. Comunque la Lega resta forte nei sondaggi. E per fermarne l’avanzata, Berlusconi si è convinto di dover «competere lealmente» con l’alleato. Ma non potrà farlo senza prima aver dato vita al Pdl. L’intesa con Fini è nelle cose, il Cavaliere sa di dover raggiungere un compromesso con il leader di An. Contraccolpi politici a parte, se l’operazione fallisse, fallirebbe agli occhi degli elettori il suo «progetto», verrebbe intaccata l’immagine di chi – dal predellino di un’auto – lanciò l’idea del Popolo delle libertà. A quel punto i diagrammi descriverebbero per Berlusconi una storia peggiore di una semplice giornata nera a Wall Street. Verderami