L’abbandono di Stefania Craxi è stato uno di quei passaggi dolorosi per il Pdl, ma non tanto per il peso politico della figlia dello statista socialista, ma quanto per il valore simbolico che ha per i residui socialisti nel nostro Paese.
Come del resto anche l’abbandono di Moratti non è indolore. La Moratti ha governato Milano per cinque anni ed ha rappresentato uno dei simboli di Berlusconi fin dai tempi in cui governava la Rai.

Questi passaggi interni al Pdl non offrono scenari particolari ma mettono in evidenza un malessere diffuso che peraltro appare più marcato nel centrosinistra dove le lacerazioni e le divisioni non dipendono da fatti personali.

Ma cosa sta accadendo?

Il sobrio, austero, equo governo Monti sta progressivamente facendo implodere i partiti e le coalizioni. Per 20 anni ci si è divisi e aggregati sulla base di un unico fondamentale riferimento: Berlusconi e antiBerlusconi, con o contro. Oggi, l’obiettivo scemato di questa opzione mette in evidenza le contraddizioni ideologiche, progettuali e di visione che all’interno degli schieramenti erano state piegate e annullate proprio dalla contrapposizione o adesione a Silvio Berlusconi.
Nello schieramento del centrosinistra la frattura con l’Italia dei Valori sembra risanare l’errore di Veltroni e dall’altra parte il distacco della sinistra antagonista sembra scindere in modo finalmente netto il ruolo dei massimalisti e dei riformisti per modalità di obiettivi.
Nel centrodestra il Terzo Polo, Fini, Casini e Rutelli stanno cercando di esercitare una forza di attrazione nei confronti dei moderati del centrodestra e del centrosinistra e, se non verranno alla luce conflitti, è un tentativo che rischia di avere qualche successo.

La Lega, dal canto suo, con una conversione a 360 gradi è riuscita a dimenticare 20 anni di berlusconismo e porsi come antagonista territoriale cosa che non l’ha mai portata a grandi risultati elettorali ma sicuramente a mantenere i presidi territoriali.

Quindi lo scenario che ci si pone davanti è il seguente: attorno al governo Monti Pdl, Terzo Polo e Pd sono le forze che sostengono l’esecutivo tra distinguo e distanze e questo porta di sicuro vantaggio a Monti e non ai partiti che gli offrono il proprio appoggio, che con il loro atteggiamento sembra determinare una sorta di autocommissariamento di se stessi. L’avvento del governo Monti, infatti, ha determinato un’unità delle forze moderate a livello parlamentare, ma non c’è stato quello contatto morale, politico e di linguaggio necessario per condividere ed elaborare una nuova concezione della relazione della politica.

Fuori, quindi marginali ma comunque all’interno del gioco, ci sono la Sinistra antagonista, l’Italia del Valori e la Lega, quelle forze estremiste che hanno saputo condizionare i grandi partiti.