Un governo che rimane in piedi grazie al voto dei partiti, un governo che non è mai passato nell’urna elettorale, sceglie nel giorno in cui i sondaggi confermano quello che da tempo andavo dicendo, di rivendicare il consenso e di contrapporlo a quello dei partiti, gli stessi che lo tengono in piedi.

Fine di ogni ogni sobrietà e di ogni ragionevole possibilità di chiudere la legislatura. Sarebbe un peccato perché l’accordo sulle riforme tra Pd, Pdl e Terzo Polo rappresenta secondo me l’unica cosa che darebbe un senso a questa fase politica – se tralasciamo la vicenda della truffa spread. Gli italiani escono massacrati da questa fase; Mario Monti ha messo in sicurezza i nostri debiti, ma il suo passaggio è un fallimento per crescita e lavoro; la sua capacita di unire, messa in discussione da una certa arroganza tipica di chi insegna quello che gli altri vivono sulla propria pelle.

Grida il consenso di sé nel giorno in cui un artigiano si dà fuoco davanti all’agenzia dalle entrate per le troppe tasse da pagare e si scaglia come simbolo di tutto un popolo che soffre e che non crede nel futuro rappresentato dai professori.

Ma la riduzione dei parlamentari il monocamerismo la fine di coalizioni giocate sulla contrapposizione tra avversari, rappresenta il fondamento per ricostruire un rapporto tra cittadini e istituzioni

Ma se Mario Monti pensa di contrapporre se stesso, diretto dai sondaggi, alla tradizione dei partiti che, benché in crisi, rappresentano l’unica parabola democratica possibile, non solo segna il suo destino, ma assume un incomprensibile atteggiamento eversivo.

Ieri Repubblica con Ipr ha dato due dati: il primo -4% di fiducia personale riportando il premier al 55%; ma soprattutto con il calo di tre punti di fiducia del governo che lo ha portato sulla soglia della parità, del 50%, e, nella logica rigorosa dei trend, possiamo dire che con la Pasqua il governo Monti non avrà più la fiducia della maggioranza dei cittadini italiani.

Fine della storia, ora vediamo come e quando uscirà di scena.