dal Blog di Gianfranco Micciché – Il post di Luigi Crespi, opportunamente ripreso dalla redazione, merita un’approfondita riflessione. Comincio col dire che lo ringrazio per la puntuale analisi, la quale, condivisibile o no, ha comunque il merito di dare alle mie parole un’interpretazione che  non risulta strumentalizzata o condizionata dall’aspro agone politico: segno che l’onestà intellettuale può ancora trovare spazio in un dibattito sempre più arroventato, in cui il dovere di fornire contenuti paga dazio alla voglia di contrastare l’avversario, sempre e comunque.

Tuttavia, non sfugga la provocazione, insita nelle parole dell’insigne sondaggista. No, caro Crespi, provocazione per provocazione, io ti ti dico che ti sbagli, che il popolo siciliano non è solo. E’ un popolo che ha sempre saputo trovare in sè la forza per andare avanti e, proprio per questo, non si è mai sentito solo, nè si è mai rassegnato, ma ha sempre lottato con tenacia; e lotta, contrastando quotidianamente un declino, che non vuole e non può accettare.

Il nostro è un popolo straordinario, dalla fortissima identità culturale, è un popolo segnato da secoli di storia controversa, dalla quale è sempre riuscito a venir fuori con grande dignità e vittorioso. Un esempio su tutti: la Mafia, ciò che ha tristemente contraddistinto la storia recente (oltre che il presente) di questa Terra, da cui il popolo siciliano ha saputo (ormai quasi definitivamente) riscattarsi. E questo grazie a grandi personaggi siciliani, come Falcone e Borsellino, che hanno saputo segnare un cammino di dignità e di orgoglio nostrano, indicando la via a un intero popolo.

Il nostro è un popolo fatto di grandi uomini, che, oggi come ieri, eccellono ed hanno eccelso in tutti i campi: arte, economia, cultura,  sport, ecc, rendendoci, nonostante tutto, orgogliosi delle nostre origini, della nostra sicilianità.

Raccolgo invece la sua provocazione, se essa voglia mettere in risalto l’abbandono che questo meraviglioso popolo ha dovuto subire da parte di certa politica. Oggi nessuno più sembra volersi occupare, al di là di slogan e proclami, di Sud e di Sicilia; e se c’è qualcuno che lo fa … apriti cielo! Si innesca un perverso meccanismo dialettico, che svilisce il vero senso delle intenzioni e riduce il tutto al politichese della conta e del tutti contro tutti.  Qui sta quel tipo di “genocidio”, cui opportunamente Crespi fa riferimento, richiamando la Convenzione del ‘48. E’ un “genocidio” culturale e politico, rispetto al quale vorrei che ognuno si assumesse le proprie responsabilitàIo me le sono sempre assunte e da questo punto di vista mi sento di avere la coscienza apposto, mi sento di poter dire che il popolo siciliano non è solo, perchè, comunque sia, può trovare in me e in tanti altri come me, dei figli che ogni giorno si battono per LUI.