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Beppe Grillo, il grande guru di Internet, lancia il contro-messaggio al Presidente della Repubblica. Ma il risultato è drammatico: Grillo sul web non si vede, mentre Napolitano in tv si vede benissimo. Alla fine, grazie al comico, il discorso di fine anno può contare su un lancio mediatico che ottiene l’effetto opposto a quello, desiderato, del boicottaggio.

Questo “teorico di Gaia” è caduto come un dilettante, in modo clamoroso, forse perché non aveva comprato la banda necessaria per supportare la sua iniziativa. Del resto stiamo ancora aspettando la piattaforma democratica del “movimento Liquid Feedback“, che ormai rappresenta una boutade. La democrazia diretta supportata dalla rete diventa la democrazia di Grillo, che agisce nella realtà senza conoscerla. Come un vecchio ricco annoiato. Non conosce le ragioni e il pensiero neppure di chi lo rappresenta in Parlamento e pare poco interessato a farlo: Eppure si tratta di cittadini e molti di loro si sono dimostrati attenti, seri e molto volenterosi.

Beppe Grillo
Beppe Grillo

Ora la Sardegna. Lui non concede il simbolo e si comporta, nomen omen, come il Marchese del Grillo: “Io sono io voi non siete un cazzo”. Lo ha fatto per evitare un’altra debacle all’ennesima tornata elettorale amministrativa? Oppure per difendersi dagli infiltrati?

La verità è che, qualunque sia la reale motivazione, il movimento di Grillo è diventato un movimento rassegnato di isolati, di gente che rinuncia ad incidere sui cambiamenti. Un movimento fondato sull’insulto, l’invettiva e la rabbia. Sentimenti che non hanno, né per ampiezza né per intensità, la capacità di cambiare alcunché. Sentimenti capaci, storicamente, soltanto di distruggere e demolire. Ma se anche questo diventa un obbiettivo utopico, se Grillo e i suoi non riescono a dare la spallata definitiva al sistema, la loro funzione nella società diventa quella della setta che costruisce una dimensione parallela, incapace di accogliere dubbi e mediazioni, incapace di evolversi e progredire.

Grillo e Casaleggio durante lo Tsunami Tour
Grillo insieme a Casaleggio

Sono figli di quello stesso male che vogliono combattere. E a quel male sono morbosamente legati, proprio perché senza ladri e cretini non avrebbero motivo di esistere.

Rinunciare alla rappresentazione di un territorio come la Sardegna è un insulto ai sardi, una violazione dei loro diritti, la negazione di una possibilità che è stata data ai trentini o ai friulani, come a tutti in Italia. Ma si tratta anche di una decisione suicida, che sancirà un declino irreversibile di consenso tanto profondo e repentino come l’incredibile successo che ormai appartiene al passato.

Grillo non ha accettato la sfida. Non si è messo in gioco. E sarà vittima dello stesso disprezzo che lo ha piazzato al centro della vita politica italiana. Lo dico sapendo di essere stato uno dei primi (e per un lungo periodo il solo) ad avere intuito la sua svolta politica, indicandola tra le risatine dei potenti come un vero “tsunami“. Ora, però, nessuno si ecciti. Chi ha votato grillo non tornerà a votare i vecchi partiti. Questi elettori diventeranno forza assente e rinforzeranno le fila dell’astensionismo. D’altronde dopo uno tsunami nulla resta uguale, nulla resta in piedi.