27 Aprile 2018
Lo storytelling non serve per raccontare balle, ma nutre la nostra mente e guida il “cambiamento”
Il mio editoriale per HuffingtonPost – Le storie sono il nutrimento naturale della nostra mente, il pilastro su cui costruiamo i nostri valori, sono l’archivio della nostra memoria cementata nelle tradizioni, ma anche il vero grande motore di ogni tipo di cambiamento.
Vale per tutti e per tutte le attività umane. Vale per un paese, per la sua storia, per le comunità grandi o piccole, vale anche per le aziende, i prodotti ma anche per gli individui e le persone.
Condizionamenti esterni e desideri agiscono sulle nostre decisioni, plasmano le nostre abitudini e determinano le nostre reazioni che sono vincolate alla proiezione ideale che ognuno ha e da di sé e del mondo che lo circonda nella sua contemporaneità, in equilibrio con le radici del proprio passato e con l’idea del futuro, pilastri del nostro “racconto” costruito dentro e introno a noi.
Prendiamo le nostre decisioni condizionati da fattori esterni (famiglia, cultura, ambiente…) e sulla base delle emozioni che proviamo, orientati dai nostri desideri. Connessioni empiriche che ci sforziamo di inserire in una cornice razionale del nostro agire.
Lo storytelling, la scienza della narrazione, è diventato uno strumento utilissimo che riesce a formalizzare processi e codici evolutivi soprattutto quando si lavora sui valori.
Lo storytelling è: “una metodologia che usa la narrazione come mezzo creato dalla mente per inquadrare gli eventi della realtà e spiegarli secondo una logica di senso.”
È per questo che lo storytelling è la disciplina che viene usata sempre con maggior successo sia da persone che da organizzazioni private e pubbliche.
Il dedalo delle nostre relazioni sono fonte di ispirazione. Le nostre credenze sono la “mappa dei valori” che determina come ci muoviamo nel mondo.
Le “credenze” sono le nostre verità a esse ci rivolgiamo per interpretare e affrontate i fatti della nostra esistenza, esse condizionano le nostre decisioni e quando creano emozioni stiamo parlando di “valori”.
La potenza dello storytelling è il motivo per cui il suo utilizzo è diventato diffuso e decisivo nelle aziende e nelle organizzazioni, sempre più alle prese con processi di cambiamento necessari per determinare la propria esistenza. Si governano le relazioni esterne ma anche i gruppi di lavoro, si lavora sul prodotto e sui consumatori ma anche sulla percezione e il brand. Insomma è uno strumento universale che applicato con diverse metodologie riesce a conciliare sviluppo, change management e identità, tutti fattori competitivi che possono fare la differenza nel medio e lungo termine per ogni tipo di azienda e organizzazione pubblica o privata.
La forza del racconto nel contesto dello storytelling impone una visione strategica con il grandissimo vantaggio del carico emulativo e emozionale che è in grado di incidere direttamente nella sfera dei valori e delle credenze sia personali che collettivi.
L’uso dei miti e degli archetipi come modelli narrativi è il segreto di un buon storytelling perché la tendenza al mito è innata nella razza umana. È la protesta romantica contro la banalità della vita quotidiana inquadrata nell’eterno dei mondi archetipici.
Lo storytelling dunque è lo strumento della “comunicazione totale” il ponte verso il futuro capace di plasmare valori e credenze,
Un motore ideale e pragmatico, una disciplina strutturata e potente: “I valori sono parole. Purtroppo, spesso solo questo. Però non c’è dubbio che quando assegniamo a una parola un significato di “valore”, questa assume una forza speciale e può dare senso e indirizzare gli sforzi umani.”