Renzi è moderno nel senso più estremo della parola. Intendo dire, con questo, che è stato capace di interpretare i “colori” che agitano lo stato d’animo della gente. Lui non parla alla sinistra né alla destra, mi pare piuttosto che sia andato oltre, alla ricerca delle sinapsi che collegano attraverso i “sentimenti comuni”, che attraversano le persone in questa epoca nella quale gli schemi si sono sciolti come neve al sole. Patetico che l’anziano Vendola lo accusi di essere vecchio. Proprio lui che lo accusa di essere di destra, lui che nel 2011 si ispira ancora ad una delle tragedie del ‘900, il comunismo.

Bellezza, bambini sono stati messi al centro del discorso di Renzi. Bellezza e bambini sono assenti da ogni riferimento dei nostri politici che appaiono vecchi e malati, assediati dalle loro paure e dalle loro ansie. Malati che sopravvivono a se stessi come Bossi e anziani che si truccano da giovani, apparendo come zombi alla Berlusconi.
Ma il più vecchio di tutti è il compagno Bersani, la cui versione più affascinante resta quella di Crozza. Che pateticamente ha cercato di apparire con i giovani riunendo il suo apparato a Napoli per oscurare la leopoldona di Renzi. Un segretario che si candida a governare l’Italia, ridotto a fare il controcanto al sindaco di Firenze, quando avrebbe dovuto essere proprio alla Leopolda, accettando la sfida e il confronto, cosa che ha invece evitato.

Renzi figlio di un’epoca che ha saputo interpretare. In lui c’è tanto Berlusconi, che è stato il più grande innovatore della comunicazione politica, ma che, come statista e e politico è, al contrario, una delle delusioni più fallimentari e clamorose. Berlusconi è una promessa mancata, Renzi è una promessa, Bersani è un ricordo.

Renzi, usa le tecnologie con abilità, ma la sua forza sta nel linguaggio chiaro, diretto, semplice. Renzi quando parla lo capisci: è consueto, è vicino, chiaro e lineare. E’ questo che lo rende attrattivo. Il suo discorso è stato tanto breve da sembrare mancante, mentre a Napoli andava in scena l’estenuante parodia dell’apparato che si parla addosso. La sintesi è la distanza che marca da Berlusconi, il quale, quando esce dallo spartito delle storielle, diventa noioso e verboso.

Insomma, Renzi è un vero Big Bang, che impatta su uno sclerotizzato mondo politico e che è capace di attrarre elettori da destra, da sinistra e dal centro. Se correrà alle primarie gli scenari sarebbero imprevedibili. Potrebbe determinare il successo di Vendola, facendo esplodere il centrosinistra, ma se invece dovesse vincere lui gli effetti sarebbero rivoluzionari e imprevedibili. Oggi tutto è possibile. Di certo, però, registriamo uno sconfitto Bersani, che ha già perso la sfida. E un premier pensionato perché mai come oggi Berlusconi appare superato e il suo giovane Alfano  invecchiato di colpo di 50 anni.

Ma il vero spariglio è stata la profusione che non ha espresso una reale candidatura, lo spariglio è stato il sottrarsi allo scontro tra leader, richiamarsi all’Italia come super potenza culturale che non ha saputo assumere un ruolo incisivo in questa crisi che attraversa tutto l’occidente. Lo spariglio è richiamarsi ad una patria capitale della bellezza e non della volgarità. Niente di eccezionale, è vero. Ma finalmente qualche cosa di buono si muove nel centrosinistra. Ora aspettiamo che specularmente accada lo stesso sull’altra sponda.