L’insulto in tv non sposta voti, i milanesi sono disorientati“. Di Francesco Lo Dico – Se il fine giustifica i mezzi, la Moratti se ne impipa altamente. E poco le importa di Milano, se anche all’indomani della performance televisiva che le è costata una denuncia per diffamazione aggravata, il volto terreo del sindaco uscente non tradisca alcuna espressione di rammarico. Restano di sale colleghi ed esponenti del Pdl che hanno portato le scuse a Pisapia, resta di cera lei, che anche ieri ha proseguito nelle accuse all’avversario politico nonostante l’altolà intimatole dal premier, indignato per la pessima resa televisiva della sua controfigura in privato.

E abbastanza tiepido nella difesa d’ufficio per interposta persona, peraltro condita da un gustoso anacoluto che tertimonia di una logica troppo contorta persino per lui: “Che ci sia stato un ricordo di questo genere d parte della nostra candidata in una campagna elettorale che la sinistra ha segnato con i suoi attacchi e le sue violenze verbali facendone quasi una campagna da guerra civile, ogni tanto è giusto che anche Letizia tiri fuori le unghie”. Magari insieme a un buon manuale di sintassi. Come che sia, alla vigilia del voto è ormai evidente che il centrodestra sia attraversato da un panico diffuso. Nonostante i gadget avveniristici in dotazione, forse la volata è diventata troppo ardita persino per una come la mamma di Batman.

A dispetto della cascata di milioni di euro riversati nella campagna elettorale, la paura di una spiacevole sorpresa nelle urne è più che palpabile, insomma. Anche a detta di sondaggisti come Luigi Crespi, direttore dell’omonimo istituto di ricerche: “E’ scorretto parlare di paura nel centrodestra. Il sentimento che esprime il clima che c’è in casa del Pdl è il terrore. Le ultime uscite della Moratti non cambiano la sostanza di un confronto politico inesistente. Era un candidato del tutto inadeguato anche prima dei numeri su Sky, tant’è che sui manifesti elettorali c’è la faccia del premier. Se il sindaco uscente riuscisse ad arrivare al ballottaggio, sarà solo per l’abilità comunicativa di Berlusconi, che ha trasfigurato Letizia nella sua incarnazione milanese”. […]

“Credo che il trend astensionistico si confermerà altrove – ribadisce Luigi Crespi -. Il modello di voto milanese, pro o contro Berlusconi, non avrà uguale successo nel resto d’Italia. Al nord i leghisti andranno comunque a votare, ma bisognerà vedere se al centro e al sud si manifesterà una identica propensione, specie fra gli elettori di centrosinistra o, come mi appare più probabile, se si proseguirà con un calo dell’affluenza alle urne”.

Tradizione vuole che l’assenteismo alle urne privilegi di solito l’elettorato di sinistra, ma Crespi obietta: “A Milano il luogo comune della destra che non va a votare è già stato smentito. Basti pensare al caso recente di Ombretta Colli. Il Pdl non deve temere l’astensionismo, ma soltanto il candidato che ha scelto. Una cosa è certa: con le ultime infamie la Moratti ha perso in prestigio e in stile. Ma non perderà voti per un semplice motivo: perchè non ha i suoi elettori ma soltanto in prestito quelli di Berlusconi”. […]

“Ci si appella ogni momento alla par condicio, ma in realtà è stato fatto un uso criminoso della televisione. Agli elettori non è stata data una vera possibilità di scelta. Media e stampa hanno costruito il contraddittorio soltanto intorno a Pisapia e Moratti, lasciando le briciole soltanto agli altri candidati. Negli elettori è stata inoculato ad arte il veleno del bipolarismo: o di qua o di là senza nessuna alternativa, e senza la tanto sbandierata necessità fondante della democrazia, che fa gridare alternativamente alla morte del pluralismo e alla censura”. […]

“E’ il ballottaggio il vero spauracchio del Pdl, perchè sulla seconda sessione di voto pesa tra l’altro l’incognita Terzo Polo. L’incertezza viene anche dal fatto paradossale che Pisapia è la più grande fortuna della Moratti, che è riuscito a trovare un competitor ancora più inadeguato di lei”.