Camera

Questa mattina su Il Tempo è stato pubblicato un mio pezzo sul destino delle coalizioni in Italia. Si può ancora parlare di centrodestra e centrosinistra? Di seguito l’articolo pubblicato sul giornale e l’audio della rassegna stampa di Massimo Bordin che questa mattina su Radio Radicale lo ha citato.

Le coalizioni non esistono più, è una battaglia di tutti contro tutti

Diciamoci la verità: oggi le coalizioni non esistono più. Il centrodestra è morto. E neanche il centrosinistra si sente tanto bene. Queste due entità esistono solo nella rappresentazione dei sondaggi, come somma algebrica, ma senza reale base politica.

Solitamente le coalizioni si basano su tre fondamenti: un leader, i valori di riferimento, il programma elettorale.

Nel centrodestra il leader carismatico, capace di smussare gli angoli e unificare le differenti anime, non c’è più. Lo hanno espulso e ristretto nel perimetro degli arresti domiciliari. Dal 10 aprile verrà oggettivamente ridotta la sua agibilità politica.

Se si parla di valori, di diritti civili ad esempio, il centrodestra è assolutamente frammentato: una componente laica esiste dentro FI e anche nella Lega, e una parte neo-confessionale è fortissima nel Ncd e si estende anche a FdI. La differenza di valori di riferimento e la permanenza nello stesso schieramento, nel centrodestra c’è sempre stata: hanno militato sotto le stesse bandiere – vincendo elezioni – Sgarbi e Formigoni, Pannella e Giovanardi. Veniva, però, stemperata dalla forte personalità e dal carisma di Berlusconi, che avvolgeva e ammorbidiva gli scontri interni.

Sul piano programmatico, al di là di parole d’ordine generiche come «meno tasse» o «meno burocrazia», quando si va al cuore del tema economico, le distanze sono assolutamente evidenti. Come nel caso della moneta unica europea: Lega e Fratelli d’Italia vogliono uscire dall’Euro senza se e senza ma; altri, come l’Udc o il Ncd, vedono nell’Ue e nella solidità delle sue istituzioni finanziarie l’unica soluzione per uscire dalla crisi. Punti di vista diversi e inconciliabili.

Nella dinamica accesa di una campagna elettorale, Ncd e Udc dovranno rivendicare i risultati della attività del Governo; dall’altra parte, FI, FdI e Lega indicheranno lo stesso governo come fonte di tutti i mali. Come si costruisce una narrazione coerente e vincente?

Nel centrosinistra le cose sono più semplici, ma forse più drammatiche: assistiamo a un perenne duello tra fazioni interne che si scontrano dai tempi di D’Alema e Veltroni, che sono passate per il duello Prodi-D’Alema, fino ad arrivare al duello Prodi-Veltroni e poi a quello Renzi-Bersani, fino alle Idi marzo (anzi di fine febbraio) quando si è consumata l’esecuzione, in diretta streaming, di Letta. Le radici di tutto questo sono antiche e vanno individuate nella nascita del Pd, originata dalla fusione a freddo, mai del tutto metabolizzata, tra post-comunisti e democristiani di sinistra.

Quello che mi domando è: come potrà il leader del Pd – con le sue caratteristiche politiche, programmatiche, antropologiche – essere un collante (come per certi versi fu Prodi) tra le anime della sinistra, che non potranno più trovare la loro unità «contro» Berlusconi? Nella visione di Renzi non c’è la Cgil. Come può rientrarci Vendola, se ci si sente stretto persino Civati?

Se guardiamo ai valori, poi, c’è una differenza di fondo tra la loro enunciazione e la capacità di realizzarli. Di fatto, tra Fioroni e Vendola esiste la stessa distanza di cui parlavamo prima per Pannella e Giovanardi.

Siamo di fronte a un agitarsi di partiti, di opzioni politiche senza una base strutturale, visto che il consenso reale è ancora legato a tre persone: Grillo, Berlusconi e Renzi (la cui consistenza è però tutta da verificare nelle urne).

Dobbiamo dunque aspettarci una rivoluzione, un rimescolamento totale di tutti gli elementi: non saranno più i leader a essere discriminanti, ma i valori, i programmi e le cose da fare. L’offerta politica dovrà essere fatta di issues , e ognuno sceglierà di volta in volta chi lo rappresenta di più. Paradossalmente, stiamo vivendo non l’inizio di una nuova era, ma la fine di un ventennio. Si stanno gettando le basi per un lungo periodo la cui interpretazione dovrà essere vissuta con molta fantasia. E con l’ottimismo necessario per continuare a sorridere.

Ascolta l’audio della rassegna stampa di Bordin su Radio Radicale