Più che di crisi ormai siamo al panico sui mercati, questa mattina Londra ha aperto a meno 10 e Milano a meno 9, così come Tokio e tutte le Borse asiatiche sono in picchiata. Ieri Wall Street ha fatto segnare un meno 7, tutti corrono a vendere per cercare di salvare il salvabile, ogni giorno ci sono annunci di fallimenti di banche, assicurazioni e così assistiamo al crollo di quel castello di carta che rischia di contaminare anche l’economia reale e di colpire tutti indiscriminatamente.

La fiducia dei consumatori scende, i consumi si contraggono, le imprese stanno con il fiato sospeso, ed anche il petrolio è sceso a 80 dollari al barile (naturalmente senza che questo corrisponda ad una di munizione del prezzo della benzina).

Benchè io sia tra quelli che non si strappano i capelli e addirittura vedo di buon occhio questa drammatica crisi perchè spero rappresenti la fine di un mondo che ha fatto del denaro ma lui no, guadagna consensi, ieri ha annunciato di essere al 69,3% e di essere cresciuto di 1,3 punti l’unica legge a cui rispondere, non posso che evidenziare che l’unico dato in crescita è quello che Silvio Berlusconi dà di se stesso.

La finanza, l’economia, i consumi tutto crolla, e di questo passo a dicembre potrà contare sull’85% di fiducia ed i più pessimisti lo vedono al di là della logica della matematica entro marzo intorno al 103-104%. Nessuno mette in discussione il gradimento che Berlusconi ha nell’opinione pubblica determinato da una oggettiva mancanza di alternativa e da un opposizione divisa ed inadeguata, ma rimane comunque una questione di misura, di opportunità, di buon gusto.

Non vi è dubbio che l’uomo sia molto fortunato, ma non è detto che questo significhi che la sua fortuna sia la fortuna di tutti: mi si permetta di osservare che all’indomani della vittoria del 2001 Berlusconi si è trovato ad affrontare l’11 settembre e oggi la crisi economica che stiamo vivendo segue di pochi mesi la sua vittoria elettorale, bè una bella sfiga!

Le due più grandi crisi degli ultimi tempi sono esplose all’indomani della vittoria elettorale dell’uomo più fortunato d’Italia che gode della fiducia del 70% degli italiani. La fortuna è un dono ma di quelli che vanno pagati, ma in questo caso il conto non è intestato a suo nome. Forza Silvio uno su mille ce la fa.