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Amministrative, europee e referendum ci consegnano un’ Italia diversa da quella di qualche tempo fa.
Nessun declino della destra, le parole di Franceschini sono prive di fondamento e i numeri, che sono sovrani, lo smentiscono, rubricando le sue affermazioni nella categoria delle castronerie. Il PdL pur arretrando, resta il primo partito italiano aumentando fino a 9 punti percentuali il suo divario sul PD. Inoltre la perdita di consenso del PDL è riassorbita dalla Lega che è nella coalizione di Governo, mentre la perdita di consenso del PD avvantaggia l’IdV, la sinistra antagonista e i Radicali che non mi pare siano propriamente in coalizione con il partito di Franceschini. Per finire l’affermazione del PdL nelle amministrative è di tale portata da cambiare la mappa dei rapporti di forza di potere in Italia.

Il PD mantiene le sue roccaforti e qualche sporadica presenza come Padova o Bari, successi spesso ottenuti grazie alla distanza che i candidati (come nel caso di Penati a Milano) prendono proprio dal PD, che dove vince, lo deve fare quasi sempre (una delle poche eccezioni è Renzi a Firenze) con l’appoggio di Di Pietro e della sinistra antagonista e al sud anche con quello dell’Udc, modelli che difficilmente potranno avere una loro applicazione su scala nazionale.

Certo per chi pronosticava (io non ero tra quelli) che il PD potesse perdere Bologna e Firenze e corresse il rischio di essere cancellato elettoralmente, questa realtà può rappresentare un pericolo scampato, una possibilità per il futuro, un punto di ripartenza, ma non certo un’inversione di tendenza.
Franceschini probabilmente ha pensato più alla campagna congressuale che non a quella amministrativa, ma non dimentichiamoci che stiamo parlando del vice di Veltroni e quindi, oltre alle responsabilità della sua gestione, capace solo di garantire una linea di sopravvivenza al partito, deve caricarsi anche della sua parte di responsabilità nella gestione fallimentare del suo predecessore.

Con questi presupposti male ha fatto a riproporre la sua candidatura e male farebbero a riconfermarlo, il segretario si è dimostrato leggero e inadeguato anche a cogliere il momento di difficoltà dell’avversario.

Si, perchè Berlusconi è in difficoltà, scheggiato non spezzato.
Il sogno che ha avuto la capacità di rappresentare per gli italiani, la grande speranza di cambiamento e di discontinuità, e soprattutto la promessa di occuparsi dei DESIDERI di chi lo ama devotamente, è stato messa in crisi, non da Repubblica o dalle escort, ne tanto meno dalle minorenni, ma dalla gestione che ha offerto della crisi nella quale si è andato ad infilare con pervicace ottusità.

L’intervista di oggi a Chi, rilasciata a Signorini ne è una conferma: continua ad alimentare lo scandalo anziché superalo, continua a dire cose che non trovano riscontro nella realtà e che lo costringono a repentini passi indietro, come nel caso della sua frettolosa uscita a Porta a Porta del 5 maggio.
Una strategia, priva di logica e razionalità, mal pensata e ancor peggio eseguita, perché non tiene conto di un’ arma micidiale che è in suo possesso IL GOVERNO che invece passa in secondo ordine rispetto al gossip che lui stesso alimenta.

E’ dal Governo che gli italiani si aspettano le risposte, ed è stato proprio dal Governo, che nel precedente esecutivo Berlusconi ha avuto le sue più sonore sconfitte, ma allora aveva una coalizione divisa lacerata dallo scontro Lega/Udc e dalla partita solitaria giocata da Fini, ora l’Udc sta fuori, la Lega è fedelissima e Fini aldilà di qualche battuta fa buono, buono il Presidente della Camera.

In più c’è la crisi che aspetta risposte che non arrivano se non confuse e contraddittorie. Berlusconi appare troppo impegnato ad occuparsi di sè e delle sue cose e ora non ha più alibi.

La sua fortuna è che non c’è in campo un’alternativa credibile e spendibile, la sua fortuna sta nella inadeguatezza delle opposizioni e nell’assenza progettuale del PD, sono loro oggi i suoi alleati più fedeli, che garantiscono la sua permanenza e legittimano la sua insostituibilità. Ma si sa che in politica i vuoti si riempiono sempre, quindi la debolezza altrui non può resistere come strategia nel tempo.

Qualche cosa è cambiato e solo gli idioti non se ne rendono conto, solo tre mesi fa la presenza di Berlusconi era decisiva, si poteva permettere il lusso di candidare in Sardegna uno sconosciuto come Cappellacci e stravincere contro il potente Soru che all’epoca era visto addirittura come la risposta alla crisi di risultati di Veltroni.

Il clima era da sovrano assoluto confermato da tutte le tornate elettorali come quella dell’Abruzzo, le aspettative erano alte e dopo le dimissioni di Veltroni, i successi a Napoli e l’universale riconoscimento dell’efficacia degli interventi per il terremoto, sembrava che il consenso di Berlusconi fosse straripante e non contenibile.

Ma la coesione nella maggioranza e l’asse con la Lega ha determinato un contrappeso strutturale che in pochi avevano previsto, l’elettorato del sud non è andato a votare alle europee, si è sentito tradito e non rappresentato da questo Governo, il tutto accentuato dal caso Sicilia che non si può certo liquidare come uno scontro tra personalità politiche.
Quindi ecco spiegati i numeri in Sicilia, e i milioni di voti in fuga in Calabria, Puglia e Sardegna. Unica eccezione la Campania dove Berlusconi ha potuto contare su grandi alleati che gli garantiscono un vero flusso di voti: l’incompetenza arrogante della Jervolino e di Bassolino (a conferma delle cose che dicevo prima).

Il sud è sparito nella narrazione Berlusconiana, i fondi fass usati per altro, il Ponte di Messina rimasto sospeso, l’abbandono de La Maddalena sono solo alcuni passaggi che hanno accentuato la mancanza di risposte a popolazioni che registrano una minore capacità di resistere alla crisi che si abbatte su quei territori senza pietà e senza reali alternative.

E’ il sud il problema e il fatto che questo governo dia l’idea di occuparsi solo del nord è soprattutto determinata da una crisi di rappresentazione. Le rappresentazioni simboliche passano, prima di tutto, attraverso le persone capaci di incarnarne i valori.

E’ per questo che coerentemente Tremonti, Brunetta, Maroni e Gelmini sono gli architrave di questo Governo, sono loro che lo rappresentano più di chiunque altro e appaiono meno efficaci a sud e Alfano, Fitto come del resto Schifani non riescono a fare da contrappeso e si paga l’assenza della Prestigiacomo che non può essere controbilanciata dalla Carfagna. Questo solo per dire quanto sia seria anche in termini di comunicazione l’assenza del Sud.

C’è un dato che fa capolino e che nel PDL nessuno sottolinea per motivi ben immaginabili: se tre mesi fa senza Berlusconi non si vinceva, ora il PDL vince nonostante Berlusconi.

E’ il partito strutturato, ben piantato nel territorio che ha saputo sopperire agli errori di comunicazione, agli scandali mal gestiti e ai ritardi del Governo, è il partito che ha saputo capitalizzare e utilizzare le eccellenze come quelle di Napoli e del terremoto, o le battaglie di Brunetta, è il partito che ha discusso e si è diviso nel sud mostrando un’indipendenza inaspettata, è il partito che ha vinto e ha strappato 28 provincie e 10 comuni al PD mentre Berlusconi ha perso il 3% in un anno.

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