Storace

Il giorno in cui Berlusconi salì sul predellino Gianfranco Fini parlò di “comica finale”, Veltroni  fondava il PD e affonda il governo Prodi,  i due eventi hanno così determinato un radicale cambiamento di scenario, che ebbe come conseguenza la nascita del PDL, da cui Casini ne restò fuori e Fini sorprendentemente ne diventò uno dei fondatori.

Un epoca quindi di grandi manovre, di grandi capriole di cui rimane vittima Francesco Storace e la sua Destra che vede la luce alla presenza di Berlusconi e che traccia la propria identità in un percorso di moderna tradizione resa possibile dal progressivo smarcarsi di Fini dalla memoria più ortodossa della destra italiana, spazio che Storace, da sempre punto di riferimento della destra sociale, riesce ad interpretare in modo naturale.

Ma nel gioco delle capriole la Destra di Storace viene tagliata fuori, considerata troppo pericolosa in quella fase, ed il suo richiamo identitario troppo potente per essere sostenuto da Alleanza Nazionale che stava confluendo nel PDL.

Un calcolo politico che ha costretto Storace ad un percorso disperato di sopravvivenza, prima con la Santanchè e poi con Lombardo, la prima ha usato il partito di Storace come un taxi che però non mi pare l’abbia portata lontana, il secondo è stato vittima di un idea astratta e macchinosa della politica, troppo ambigua per essere vista come un opzione del futuro.

Le mie idee, la mia visione della società è su moltissime cose distante da quella di Storace, resto un anarchico che viene dalla tradizione dei delusi di sinistra, passando dai Radicali di Pannella, insomma un tratto che ai più può apparire confuso ma certamente lontano dall’essenza politica di Storace, ma vicino all’idea che Storace ha della vita , epica,  leale e fondata su solidi rapporti umani nel rispetto anche di quelle differenze che non delineano necessariamente distanze o contrapposizioni.

A Storace hanno tentato di negare il diritto di esistere e lo hanno fatto proprio quelli che oggi rivendicano la tutela delle minoranze e il diritto di dissentire, chi nega e si batte contro una visione della politica come di una caserma. Per questo  in questi anni sono stato vicino al mio amico Francesco, con un lavoro intenso ed appassionato che è passato attraverso campagne elettorali drammatiche e spesso disperate, lavorando con i pochi strumenti a nostra disposizione  di cui Francesco è diventato uno dei più presenti e attenti utilizzatori, sostenuti dalla sua gente, tanta e appassionata  dalla politica, così come lo era certa gente il secolo scorso, gente forte che crede e che non molla mai.

E’ stata un esperienza capace di restituirmi entusiasmo,  lavorare per il diritto di una comunità di esistere e rappresentarsi democraticamente è la cosa più nobile che possa capitare ad un ad un uomo di marketing, partecipare all’organizzazione e all’ideazione di campagne elettorali senza soldi è un esercizio di abilità sublime, che può essere sostenuto solo dalla forza delle idee, e a quel punto poco importa per chi fa il mio lavoro se quelle idee sono le tue e in esse ti identifichi davanti alla possibilità che un sistema non pienamente democratico ne decida la cancellazione.

Sono stati anni eroici e magnifici e si sono conclusi con una straordinaria vittoria politica di Storace che con le prossime regionali tornerà con il suo simbolo nel perimetro naturale del centro destra, l’unico perimetro che lo possa contenere. I veti sono caduti, le paure sono venute meno e tutti si sono animati di buon senso, certo che da avversario politico Storace è stato per Berlusconi più potente e credibile di taluni professionisti dell’antiberlusconismo. Ma ora si chiude una fase e ognuno può tornare alla propria casa.