Quella di ieri sera è stata una serata televisiva densa, e non mi riferisco certamente dell’Isola dei Famosi Luxuria a me sempre più ignoti, in cui uno sguardo veloce è rimbalzato su un certo Giuseppe Lago e su una che senza trucco sembra un noioso ragioniere di Banca.

Quindi di corsa sottocoperta a rifugiarsi all’Infedele di Gad Lerner che ospitava Giuliano Tavaroli al centro dell’inchiesta della Procura di Milano sui dossier illegali (chiusa prima dell’estate in vista della richiesta di rinvio a giudizio per 34 persone e per le due societa’ Telecom e Pirelli indagate in base alla legge 231 del 2001) che rappresenta uno degli scandali più drammatici che ha visto il nostro Paese. Di fronte a Tavaroli, Massimo Mucchetti, vice direttore del Corriere della Sera, una delle vittime dell’azione di “dossieraggio” di Telecom, che mi è parso troppo coinvolto e distratto dalla cura delle sue unghie, Peter Gomez invece attento e puntuale, ma pacato ha spesso messo in luce gli aspetti più interessanti della questione, non cito Concita De Gregorio, neo direttore dell’Unità, troppo spesso beccata in castagna dallo stesso Tavaroli a confondere la sua personale idea delle cosa come fatti conclamati.

Tavaroli ha scritto un libro (che oggi ho iniziato a leggere) uscito da poco e intitolato SPIE (edito da Mondadori) insieme a Giorgio Boatti, esperto di spionaggio e presente al dibattito che ha rappresentato la traccia di una delle tramissioni più interessanti ed utili degli ultimi tempi. Realizzata in “casa Telecom” cosa difficile da vedersi sia in casa Rai chee tantomeno a Mediaset.

Tavaroli tra le altre cose ha detto: “Ho pensato di essere una persona che comunque ha servito il Paese e l’interesse del Paese anche nel suo ruolo privato di responsabile della security di una grande azienda”. Affermazione discutibile, ma a me Tavaroli è piaciuto, serio, lucido ma con un capo “Tronchetti Provera” che davanti alla “mala parata” gli ha scaricato tutte le responsabilità accusandolo di avere usato il suo nome in modo improprio, insomma un mitomane, un millantatore.

Io non so se Tavaroli è innocente o colpevole, quello che so è che tanto per cambiare il colpevole viene deciso durante le indagini da PM e media, sentenze spesso sommarie che rappresentano condanne preventive che difficilmente un tribunale riesce a confutare, Quindi il “colpevole” Tavaroli a me è molto più simpatico e sicuramente più sincero del suo ex capo Tronchetti, abile, furbo e “innocente”.

Ma gli occhietti furbetti di Tavaroli che rimbalzano sotto le ciglia aggrottate nascondono ancora tanti vizi e segreti di una classe dirigente che in questi anni ha volato per lo più ad altezza cesso, ma per sapere tutto, bisogna avere pazienza. E solo una questione di tempo, quello che la cronaca non dice, non potrà essere negato alla storia.

… ma ora ri-apre la terza camera a Porta a Porta c’è Berlusconi, che è in odore di santità. Imperdibile.