Berlusconi non è al 72% di fiducia. Tale risultato è il massimo che gli ha certificato un istituto di ricerca all’apice della luna di miele, naturalmente questo dato il Premier se lo è messo in cornice e lo propone ogni qual volta debba rappresentare il suo consenso.

Ma anche se non è al 72% il successo del suo governo e dei partiti della sua coalizione è sotto gli occhi di tutti ed è ampiamente maggioranza nel Paese. Tutto questo nonostante una serie di questioni che lo attanagliano, come le divisioni e gli scontri nella maggioranza, i pasticci dell’Alitalia, e gli effetti di una crisi economica internazionale che sempre più si fa sentire e condiziona la vita della gente comune. Un quadro che non premia nessun governo in Europa e che sta mettendo in crisi tutti i leader chiamati a governare la crisi.

Le ragioni di questo successo sono molte, ma una su tutte va identificata nella mancanza di un avversario capace di rappresentare un’alternativa non solo politica ma anche culturale e di linguaggio.

Le divisioni nella maggioranza appaiono poca cosa rispetto a quello che combina il PD con Veltroni che rappresenta il più grandioso perdente della storia. La sua disputa con D’Alema  non solo è ridicola, ma ormai assume toni patetici e grotteschi. D’Alema non dice pubblicamente quello che pensa e che tutti hanno sotto gli occhi, il fatto che Veltroni sia inadeguato e che la somma dei suoi errori abbia determinato la serie più negativa della storia italiana.

Ma l’affondo non viene affondato perchè a Veltroni, dicono, non ci sono alternative anche perchè controlla l’apparato del partito e i gruppi parlamentari e per questo bisogna andare fino in fondo e aspettare la sanguinosa tornata europea ed amministrativa che segnerà la fine del periodo più oscuro della sinistra italiana.

La questione morale che ha travolto il PD che vede il suo epicentro a Napoli intorno all’icona dell’antipatia, la Iervolino, è un altro masso che ha evidenziato un’inadeguatezza strutturale nel gestire i rapporti con la complessità di questioni che vengono esasperate dalla devastante e contraddittoria alleanza con il reazionario e populista Antonio Di Pietro.

Tra dialogo e scontro il rapporto con Berlusconi è da sempre caratterizzato da una pelosa subalternità. Un gioco di rimessa dove mai il PD ha promosso un’iniziativa, che sia nelle fasi di scontro che in quelle di dialogo, abbia saputo dare lustro e significato alla sua presenza nello scenario politico. Berlusconi fa quello che vuole, stabilisce i tempi sia delle carezze seduttive che quella dei calci in culo e il PD si adegua.

Le risposte elettorali messe in scena dal PD sono state quanto meno inefficaci, sopprassediamo sul disastro siciliano dove la Finocchiaro ha prodotto una catastrofe elettorale per la quale è stata premiata con la presidenza dei senatori del PD. In Abruzzo addirittura il PD ha schierato il candidato dell’IDV che ha preso meno voti della sua coalizione, e in Sardegna dopo averlo demolito hanno ripresentato un improbabile Renato Soru,  brutta copia del modello berlusconiano di cui è un triste e pessimo interprete.

RIdicola la campagna pro Soru che ha seguito in toto il modello culturale e il linguaggio di Berlusconi con giornalisti fedeli e devoti che lo incensano muniti di lingua prensile, dalle pagine del suo giornale, l’Unità (con Gramsci che si ribalta nella tomba). La rappresentazione di un imprenditore (chiaccherato) che si è fatto da solo capace, grazie alle sue facoltà taumaturgiche, di risolvere ogni cosa, francamente comico, e se dovessi scegliere un modello Berlusconiano e la sua brutta copia, non avrei dubbi e sceglierei l’originale.

Ci sono ulteriori esempi: pensate al recente caso Brunetta che ha dichiarato “uno che lavora nella P.A. non è particolarmente orgoglioso di sè” come contraddirlo e come non essere d’accordo con chi punta in un soprassalto d’orgoglio di migliaia di lavoratori della pubblica amministrazione, tutto ragionevole, bene, ieri l’Unità di Soru titolava “Brunetta vergogna!” accusabdolo di insultare i lavoratori della P.A. quando semmai, si trattava proprio del contrario. Pessima figura di faziosità rancorosa, la stessa del resto che è stata riservata a Mara Carfagna che solo dopo le scuse dovute come donna,  si potrà avere il diritto di criticarla come ministro, anche se, ad onor del vero, si sta mostrando un pò troppo bacchettona e papista. Per non parlare della farsa sul Presidente della commisione di viglianza, Villari, generata proprio dalla inadeguatezza del PD e mal gestita dalla PDL che sembra non avere fine e che nega lo sviluppo di una delle principali aziende italiane, la Rai. Questo solo per citare alcuni casi caratterizzanti a cui fanno eco l’epurazione di Sansonetti da Liberazione (pensate se una cosa del genere fosse stata fatta dalle parti di Berlusconi) e la prossima scissione dell’atomo comunista come risutato del conflitto inutile tra Vendola e il segretario di Rifondazione, Giordano.

Molte di queste cose possono anche farvi ridere,  ma denunciano drammaticamente il problema centrale rappresentato  dalla mancanza di un’alternativa che vada oltre Berlusconi e che si misuri con una nuova visione della società e del futuro e che si fondi su un paradigma capace di rifondare moralmente, politicamente e culturalmente il nostro Paese sempre più vecchio  e sfinito da conflitti e complessità che portano sempre più spesso a difendere privilegi di pochi contro i diritti di tutti. Luigi Crespi