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L’ANALISI – Era nell’aria , ne ho parlato a Dama di Libero qualche giorno fa ed ecco che i dati confermano l’exploit del Premier che dopo una flessione registrata all’inizio di agosto ha capitalizzato sostanzialmente tre eventi: l’immondizia di Napoli, l’affaire Alitalia e l’accordo con la Libia. Il risultato del 62% rappresenta la punta più elevata del consenso rilevato da ICR e si posiziona addirittura la di sopra dei già importanti risultati ottenuti da Berlusconi durante la luna di miele.

Dei tre capitoli iscritti in questo bilancio positivo l’accordo con la Libia è quello che pesa di meno, mentre l’emergenza Napoli che non aveva portato risultati immediati, forse per una imperfetta gestione della comunicazione troppo vicina al momento delle vacanze, ora ha dato i suoi frutti.

Ma è la questione Alitalia ad avere un valore enorme in termini simbolici, non tanto per le modalità con cui la vicenda è stata affrontata, che ha creato molte polemiche e non solo nel nostro Paese, ma per il fatto che, come ho già avuto modo di dire in campagna elettorale, qui si giocava l’”onore” del Premier, la sua credibilità, perché la cordata di imprenditori italiani c’è, si è manifestata e tra le altre cose è capeggiata da un uomo simbolo dell’imprenditoria dalemiana che lo stesso ebbe a definire capitano coraggioso quando per poco più di un boccone di pane si è preso Telecom.Questo elemento consente a Barlusconi di potersi rappresentare come uno che mantiene le promesse mettendo al suo arco delle frecce che difficilmente potranno essere evitate da chi pensava che il problema napoletano non fosse risolvibile in breve tempo e che la cordata di imprenditori non esistesse. D’altronde Berlusconi è stato per un’intera legislatura dal 2001 al 2006 a Palazzo Chigi disseminando quell’esperienza di errori che gli sono costati una sonora sconfitta alle Europee, alle Regionali e anche se di misura alle Politiche. L’uomo ha imparato ed in questa legislatura sta riuscendo almeno in termini di comunicazione sicuramente meglio che in passato.
Il 62% di fiducia che è un dato che negli ultimi vent’anni non è stato attribuito a nessun premier rappresenta però un’insidia nella capacità di dare un reale sollievo all’economia delle famiglie assediate dall’aumento di prezzi e tariffe, dalla diminuzione del potere d’acquisto del denaro e dall’ombra di una recessione che appare inevitabile e ampiamente annunciata dal suo Ministro Tremonti. Quindi appurato che è un uomo che rispetta gli impegni, sottrattosi dall’assedio della Magistratura e non avendo più necessità di fare forzature con leggi ad personam, si trova costretto a mantenere non solo la promessa di riforme e cambiamento, ma soprattutto a ridare respiro all’economia. Per fare le riforme i numeri non gli mancano, mentre i numeri sull’economia non dipendono solo dalle sue scelte e da quelle del suo governo, ma sarà comunque lui a pagarne il conto. Certo che erano in pochi a prevedere che alla ripresa settembrina Berlusconi avesse nel paniere un risultato politico di consenso di tale dimensione.

LE CARICHE ISTITUZIONALI – Stabile con il 57% il Presidente della Repubblica che ha ormai ceduto lo scettro del primato a Berlusconi, stabile anche il Presidente del Senato, Renato Schifani, con il 49%, e sostanzialmente stabile è anche Fini, Presidente della Camera, che cede solo un punto.

I MINISTRI – Come prova che questo è il governo di Silvio Berlusconi che ne è il motore e l’ispiratore e che ne raccoglie quindi il massimo vantaggio sia sul piano del consenso politico che personale, il quadro dei Ministri pur mantenendosi positivo non rileva grandi spostamenti: il Ministro che guadagna maggiore consenso è Maria Stella Gelmini (+3) grazie alle sue trovate pubblicitarie e alla sua operazione nostalgia, poi La Russa che guadagna due punti, gli altri si discostano di un punto, a parte Prestigiacomo e Frattini che ne perdono due. Su 21 Ministri ben nove godono di una fiducia maggiore del 50%, quattro perdono consenso, sette ne guadagnano e dieci sono stabili. In termini di classifica il Ministro più amato con il 57% rimane Giulio Tremonti a cui seguono, Maroni, Frattini, Brunetta e Sacconi.

LE INTENZIONI DI VOTO – L’effetto Berlusconi si ritrova ovviamente nelle intenzioni di voto: infatti il Popolo della Libertà raggiunge uno dei suoi massimi con il 42%, stabili Lega ed MPA, rispettivamente al 9% ed all’1,5%. La coalizione si attesta quindi al 52,5% determinando una distacco da quella di Veltroni di 16,5 punti, il più alto registrato fino ad oggi. Il Partito Democratico segna una grande difficoltà attestandosi al 28%, il risultato più basso dalle scorse politiche, contrariamente al suo alleato Di Pietro che con il suo 8% ha guadagnato quasi 4 punti, anche se questa erosione del PD produce per la coalizione un saldo inferiore alle politiche.L’UDC è al 4%, più cresce Berlusconi e più si comprime, La Destra di Storace non sembra patire del conflitto con la Santanchè e conferma il 2%, tutta la Sinistra antagonista si attesta al 3,5%, i Socialisti si attestano all’1% non avendo ottenuto vantaggi dal cambio di segreteria.

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