La Forza di Micciché consente di ripercorrere le tappe fondamentali della politica siciliana e del Paese, dagli albori della seconda Repubblica ai giorni d’oggi, attraverso il cammino, per molti versi singolare, di uno dei suoi principali protagonisti.

Storie note e curiosità fino a ora sconosciute sono il copione di un film “tragicomico”, dove, accanto al protagonista, sfilano persone e personaggi molto diversi tra loro, ognuno però con un ruolo, ognuno con una parte che sembra scritta apposta dalla sapiente mano del destino, perché alla fine tutto vada come deve andare …

“Per la regia di Gianfranco Micciché”, scrive l’autore, mettendo così l’accento sulla “è” e sulla capacità del fondatore delle due Forze (Forza Italia e Forza del Sud) di rimanere, nel corso di tutti questi anni, pedina fondamentale dello scacchiere politico, isolano e italiano, pur rischiando più volte di essere mangiato e messo fuori gioco.

Da re a pedone e poi di nuovo re.  L’alfiere siciliano di Silvio Berlusconi ha saputo interpretare i momenti, leggere le situazioni, cavalcare i cavalli migliori, imboccare gli opportuni salvacondotti, fare le mosse giuste, districarsi tra gli impervi e bellicosi scacchi della politica, non perdendo il piglio e l’orgoglio di un capo, anche quando alfiere non lo è stato più e altri su di lui torreggiavano. Ed eccolo ancora qui, “il riccioluto ragazzo dell’Irfis”, “il dottor senza laurea di Publitalia”, diventato poi per tutti “l’uomo del 61 a 0”; ieri generale dell’armata azzurra di Sicilia, oggi “ribelle” destituito, messosi alla testa di un plotone arancione per dar fuoco alle polveri sudiste e polverizzare lo strapotere del Nord.

Una scommessa, questa, che finora nessuno dei politici meridionali è riuscito a vincere e ciò la rende ancora più azzardata, ancora più incerta, ancora più stimolante. Ci riuscirà? Chi può dirlo? Probabilmente nessuno, ma la lettura di queste pagine potrà certamente avvicinarci a un pronostico più attendibile, perché consentono, scritte come sono dall’osservatorio privilegiato di un addetto ai lavori che da tempo collabora con Micciché, di conoscerlo più a fondo, di individuarne i punti deboli e i punti di Forza. Privilegio dell’osservatorio che, se da un lato edulcora alcune pagine di quell’inconscio, ma ben evidente, afflato zuccherino tipico dello “scrittore militante”, dall’altro lato è garanzia di veridicità delle notizie e di lucidità dell’analisi. Il tutto corroborato da un meticoloso utilizzo dì fonti, autorevoli e diversificate, che rendono credibile l’opera. L’ironia, il sarcasmo e un ritmo dì narrazione vivace la rendono gradevolmente leggibile. E allora, buona lettura.