Forza Italia Club

Ogni volta che scrivo di un’iniziativa politica, e lo faccio con uno sguardo tecnico da esperto, mi arrivano telefonate furiose. Legittimo. Quello che non è legittimo è iscrivermi a complotti di varia natura e provenienza.

Io parlo di cose che conosco, lo faccio di persone che spesso conosco più o meno bene, non esprimo retro-pensieri e quello che dico dovrebbe essere preso come un contributo costruttivo. Però, se si è abituati a un pubblico plaudente e a una critica prezzolata, si fa fatica a cogliere le cose per come sono. E ovviamente non alludo solo al pezzo che ho firmato questa mattina sulla convention del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.

Oggi, non posso sottrarmi al commento sulla convention di Forza Italia, ma sarò breve perché su Berlusconi ho detto già tutto. Al riguardo ho scritto libri, ne ho parlato per ore. Con lui ho collaborato per 7 anni, ormai più di 10 anni fa, eppure, ancora oggi, vengo ricordato e rappresentato per quello che ho fatto proprio in quel periodo (senza contare che io e la mia famiglia abbiamo già pagato un prezzo inaudito per quell’esperienza).

Ho seguito in questi anni clienti che si sono opposti a lui e altri che lo appoggiavano, perché, fino a oggi, la misura delle cose nella politica era regolata dalla distanza o dalla vicinanza alla sua figura.

Detto questo, per chiarezza, vi dico che ho visto la convention su SKY.

Berlusconi mi ha ricordato Fidel Castro: non tanto per la lunghezza del suo intervento (che rispetto a quelli di Fidel è stato comunque quasi uno spot), ma per il tentativo caparbio di riscrivere la storia, di raccontarla secondo una verità suprema. La sua.

Nel farlo lui non fa un esercizio di retorica, ma indica il perimetro di una “evangelizzazione” pedagogica che trasformerà in vettore del suo pensiero ogni persona presente in sala.

Da notare come la regia dell’evento abbia fatto registrare una novità: Forza Italia si presenta non con un uomo solo al comando, ma utilizza la “carrettella” una sequenza ben targhettizzata di testimonianze, che ha l’obbiettivo di dare un’idea corale.

Tutti gli archetipi berlusconiani vengono mixati con ormai consumata abilità: le musiche, le immagini e le testimonianze. Il suo discorso rientra tra i suoi classici cavalli di battaglia, ma unisce tratti di una pesantezza inaudita a passaggi di una leggerezza dissonante. Ma quello che per gli altri è un difetto, per lui diventa la caratteristica di un prodotto ben definito che ritrova il suo posizionamento originale.

A 77 anni si presenta usurato, ma non ancora superato; capace di rimanere dentro una cerchia di valori riconoscibili da chi lo ama. La caparbietà con cui cerca di rappresentarsi come una novità ha dell’incredibile. Sprigiona un magnetismo capace di mobilitare un amore che fa dimenticare ogni responsabilità, ogni errore, ma che, allo stesso tempo, è capace di mobilitare un odio atavico e violento che configura in lui ogni male possibile. Berlusconi non passa inosservato: polarizza, divide, spacca.

Certo, ha deluso molti italiani, ma questa non è una sua esclusiva anche perché i suoi avversari non sono più in campo e nessuno lo contrasta credibilmente. Chi lo odia e lo attacca – come chi lo ama e lo adora –contribuisce parimenti alla costruzione di un mito che sembra capace di andare oltre ogni logica.

Ora, se cercate novità, innovazione non è qui che dovete guardare, non è lui che le offre. Berlusconi ha solo un problema: si chiama Matteo Renzi che, se non verrà inchiodato dai “suoi”, sarà quel “signore” che avrà la possibilità di superarlo, contenendolo.