Mi scuso per il ritardo ma oggi è stata una di quelle giornate in cui ci si rende conto che il sistema dei trasporti nel nostro Paese è capace di farti rimpiangere quello Zambia. Ma lasciamo perdere almeno adesso e veniamo al tema annunciato

LA CRISI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Il PD è una crisi di identità, di strategia e di consenso, chiunque lo neghi è miope o in cattiva fede.

L’ultimo sondaggio del mio istituto ha dato il PD il 28% cioè 4,2 punti in meno delle politiche, non è un dato isolato, anzi conferma una tendenza generale, infatti negli ultimi 2 mesi nessun istituto di ricerca ha assegnato al PD percentuali sopra il 30%.L’ORIGINE DELLA CRISI Non sono tra quelli che puntano il dito sul governo Prodi che ha rappresentato semmai il capro espiatorio. Infatti nonostante le difficoltà determinate da una vittoria risicata e una maggioranza inesistente, Prodi tra la primavera del 2006 e il settembre dello stesso anno è riuscito a tenere il consenso del suo governo su livelli più che accettabili e questo nonostante gli errori clamorosi e l’incombenza di crisi quotidiane di ogni genere. Ma da settembre fino alla sua caduta nell’inverno del 2008 il consenso e la fiducia nell’esecutivo guidato da Prodi è precipitato a livelli tra i più bassi nella storia repubblicana.

Le cause di questo tracollo sono tante ma tra queste una delle più evidenti è la nascita del Partito Democratico, che nelle intenzioni nasceva per rafforzare l’esecutivo ma nella realtà è il responsabile della spallata decisiva che a Berlusconi non era riuscita nonostante i numerosi tentativi.
Quando Veltroni a Rho, durante le primarie, ha annunciato che il PD si sarebbe presentato alle politiche DA SOLO si è determinata una frattura nella maggioranza di governo già instabile e precaria di suo, aprendo così la strada alle elezioni anticipate.
La cosa clamorosa che l’annuncio di Rho che avrebbe potuto determinare una discontinuità e quindi trovare consenso negli elettori, è stato vanificato dall’accordo scellerato con Di Pietro, lo stesso che viene negato a socialisti e radicali, una follia suicida che non solo è stata pagata nelle urne ma anche ora, perchè il partito di Di Pietro, fatto spallucce degli accordi elettorali sta giorno per giorno erodendo elettorato a Veltroni e i suoi.
In meno di 2 mesi Veltroni incassa così la più grande sconfitta del centrosinistra, contribuisce alla cancellazione della Sinistra Radicale (che resta decisiva in centinaia di amministrazioni locali), perde la città di Roma di cui era sindaco amatissimo, per costruire un’opposizione che non ha credibilità ne numerica ne programmatica per porsi come alternativa.

IL PRESENTE DEL PD
La grande rimonta che avrebbe dovuto portare il PD da -12 al pareggio questo approccio e uno dei tanti che lo ha reso simile al suo avversario. La sua “narrazione” era credibile, intensa e carica di patos. Il risultato è stato quello di avvalorare IL VOTO UTILE i cui vantaggi sono stati capitalizzati soprattutto da Berlusconi, anche perché la rimonta di Veltroni era su Prodi e nessuna coalizione può vincere censurando e rinnegando il governo che la rappresenta e in cui è rappresentato,
E’ per questo che i quasi 10 punti percentuali di vantaggio che ha ottenuto la PDL rappresentano un colpo alla credibilità di Veltroni difficilmente risanabile.
Oggi quei 10 punti sono diventati 16,5% ma la differenza tra PDL e PD 4,2 a 14 grazie all’erosione di 4% tutta a favore dell’IDV. Un Trend costante e consolidato con 32% di maggio, il 30 di luglio e il 29 di agosto fino al 2% di qualche giorno fa.

QUALE FUTURO
Cacciari commentando il nostro sondaggio ha detto che se alle europee il PD dovesse andare sotto il 30 sarebbe una catastrofe. Massimo D’Alema si è sentito il dovere di escludere questa eventualità ma non ha spiegato convincentemente come.
Oggi è altamente Probabile che alle europee il PD non varchi il 30%, anzi se dovessimo applicare il trend di questi mesi, il problema del PD sarebbe quello di non scendere sotto il 25%.
Sappiamo altresì che si vota nella primavera dell’anno prossimo e questi modellini matematici non sono applicabili alla politica, dove il vento gira rapidamente e senza preavviso, Dobbiamo costatare comunque che ad oggi non emergono spiragli che possano confortare previsioni né di tenuta né di ripresa,

UN PARTITO Il PD diviso contratto, stordito dall’iniziativa politica/mediatica di Berlusconi, schiacciato dall’aggressione dell’IDV, minato da una “fusione a Freddo” quella tra DS e Margherita incapace di produrre sintesi innovative ingabbiata dal peso delle sue componenti, distinte all’interno di un partito unico dove entrambe le parti devono rinunciare sempre qualcosa, e non parlo di solo di “poltrone”, ma anche e soprattutto di valori, di pezzi della propria identità e anche alle proprie idee in virtù e a tutela di un’unità tenuta insieme da sfiancanti compromessi capaci di scontentare tutti.

UN LEADER Valter Veltroni ha fatto sognare i propri elettori, che ha risvegliati con la più sonante delle sconfitte.
Un leader che non pare avere gli strumenti, oggi per guidare il suo partito fuori dal pantano nebbioso in cui lui stesso lo ha condotto
Un leader da cui non si può prescindere, condannato a restare in sella ed andare dritto nel baratro delle europee.

QUESTE CONSIDERAZIONI non esauriscono certamente l’argomento, semmai lo introducono, perché sulla crisi del Partito Democratico c’è molto ancora da dire.
Lo scenario tracciato oggi e tutto a tinte scure e potrà trovare una conferma o una netta smentita, (fatte le debite tare) nel voto regionale di novembre in Abruzzo che dopo i risultati catastrofici delle elezioni siciliane, potrebbero fornirci elementi di analisi a capire le tendenze consolidate del prossimo futuro del Partito democratico.