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La discussione sulla vicenda Boffa/Feltri è stata civile sia sul blog che su FB anche se il tema si poteva piegare al turpe turpiloquio. Molte delle cose che mi avete scritto le condivido come quello che scrive MaVen: “Boffo ha “patteggiato”, riconoscendo – dunque – la sua colpevolezza, un’ammenda di 516 euro in luogo di sei mesi di carcere. Questo per aver perseguitato una donna, al fine da indurla ad abbandonare il marito, col quale intratteneva una relazione omosessuale. Si tratta di una sentenza definitiva, e pertanto incontestabile. Se avesse commesso il reato “oggi”, a legge sullo stalking vigente, non se la sarebbe cavata con così poco. Ma questo non interessa; quel che interessa è che un siffatto figuro, stante la sua specchiata condotta, si permetta di fare ad altri dei predicozzi morali, dall’alto del quotidiano e della televisione che dirige. Non contesto a Boffo o a chiunque altro il diritto di fare il Savonarola. Dico solo che se vuoi “fare” Savonarola, del “essere” Savonarola. Altrimenti sei solo un buffone.”

Come dare torto? Sia chiaro, che questo non rende migliore Berlusconi e non fa brillare Feltri per stile ed eleganza, ma ora data la possibilità a Boffo di difendersi e visto che l’accusa di molestie è vera, dovrebbe essere lo stesso Boffo ad avere la dignità di dimettersi. Molestare una donna è un atto ignobile e vergognoso e i vescovi meglio avrebbero fatto a scusarsi anziché indignarsi. Ma se Boffo come credo non si dimetterà,  vorrà dire che i vescovi italiani reputano la direzione di un loro giornale  un luogo degno per un molestatore, così come lo hanno ritenuto fino ad oggi.

E a tutti i moralisti dell’ultima ora ricordo una immortale frase di Nenni “IL Y A UN PURE PLUS PURE QUE T’EPURE”.

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