silenzioNessun mio commento all’intervista di Bondi su Repubblica. Nulla da dire sulla conferenza stampa di fine anno di Renzi e nessuna recensione sul primo discorso alla Nazione del presidente Mattarella a fine anno. Il mio silenzio a proposito delle gaffes clamorose di mamma Rai la notte di San Silvestro…

Silenzio. Come mai questo silenzio?

Me lo hanno chiesto in molti cercando di capire se fossi stato colpito da una strana forma di pigrizia oppure se non fossi in regola con l’abbonamento del blog o magari se Chiocci direttore del Tempo avesse ceduto alle proteste che è solito ricevere ogni qual volta mi ospita sul suo giornale.

No, niente di tutto questo: la risposta è che mi sono “stufato”
Ecco, questa metafora rappresenta meglio di ogni altra forma letteraria lo stato d’animo con cui osservo la nostra
contemporaneità.
Cosa devo dire su Bondi che lui non ha detto di me una decina d’anni fa: semplicemente che io ho saputo dire qualche NO pagando un prezzo altissimo alla mia dignità e facendolo pagare anche a chi mi è stato vicino.

Sono sereno a patto che questa condizione dello spirito non sia indotta da Matteo Renzi, Premier ancora osannato come nuovo Mago della comunicazione, mentre è solo un volenteroso dilettante capace di trasformare il salvataggio di una “banchetta” in una tragedia immane.

Un giovanotto incontinente e talmente innamorato di quello che dice al punto di tradirsi con quello che fa.

Accompagnato da vestali molto spesso sopravvalutate come la ministra Boschi, attaccata per un conflitto d’interessi inesistente, che da paradigma del Renzismo è diventata la tomba dello stesso. Per lei le regole di Renzi non valgono e nel trionfo della mediocrità provinciale del nostro Paese si sbiadisce tutta la retorica della rottamazione.

Sciatteria, approssimazione animate da arroganza e superficialità sembrano governare le nostre povere cose che hanno il loro apice in Rai.

La prima industria culturale dell’Italia non riesce ad essere in onda all’ora giusta e fa anticipare di un minuto il Capodanno degli italiani. Licenzia il pistola che manda in onda le bestemmie e tiene al loro posto i dirigenti e i responsabili di una figura di palta mondiale.

Avrei potuto forse commentare l’uscita di capodanno di Beppe Grillo, una delle poche non a pagamento degli ultimi mesi, oppure il libro del suo mentore Casaleggio tra misticismo e millenarismo, ma francamente, il
silenzio in questo caso aiuta ed è il segno dei tempi.

Tempi in cui la comunicazione e non solo (e questa è la vera tragedia) è governata da dilettanti impreparati e presuntuosi, osannati da platee di sostenitori da bar dello sport.
Tutti dicono tutto, tutti ascoltano, giudicano e pontificano; tutti parlano, ma pochi leggono e pochi sanno. E allora, perché dovrei parlare e unirmi a questo coro stonato, insistente e rumoroso.

Non sono amareggiato, semmai spazientito. Questa non è una fase di transizione tipica dei momenti in cui si è naufraghi dei grandi cambiamenti, semmai la questione è che questo momento dura da troppo tempo e allora bisogna aspettare e marcare semplicemente la differenza e spesso il silenzio aiuta.