Io sono il nipote di un comandante partigiano che oggi ha 97 anni, ma anche nipote di un gerarca fascista morto durante la guerra in seguito ad una grave malattia contratta in Abissinia dove era partito volontario. Il fatto curioso è che entrambi operavano nella stessa zona, a Varese. Quindi si sono affrontati da opposte fazioni, senza sospettare che i propri figli negli anni sessanta finissero per incontrarsi e sposarsi.

Partigiani
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Mio nonno Luigi il comandante partigiano ha rappresentato e rappresenta un punto fermo nella mia formazione civile e umana, ed uno dei ricordi che ho sin dall’infanzia, è che ogni volta che capitava di andare a fare visita al cimitero di Busto Arsizio mi portava sulla tomba di mio nonno Ambrogio, il gerarca fascista, che io non ho mai conosciuto, e ogni volta le parole del vecchio comandante erano dolci e piene di tristezza, per uno iscritto al Partito Comunista dal 1939 pareva una contraddizione, ma chi la guerra l’ha fatta e come lui l’ha vinta, dopo la deportazione e dopo essere passato attraverso il dolore di quegli anni che non si possono dimenticare, non si poneva certamente la domanda di chi stava dalla parte giusta, ma nella pietà e nella compassione ritrovava un’umanità che tutte le guerre fanno smarrire.

Il comandante Folgore mi ha insegnato ad onorare tutti i morti, i suoi, quelli di Salò ma anche gli americani, gli inglesi, i turchi, polacchi e brasiliani etc, etc che a migliaia sono caduti nel nostro Paese.

La Russa, Alemanno e Napolitano invece mi pare che parlino ognuno dei propri morti, mentre Fede ieri sera al TG4 si è dimenticato di tutti tranne degli americani, e questo non aiuta i giovani a comprendere quanto accaduto oltre 60 anni fa e ad apprezzare le conquiste di libertà che a noi sono giunte grazie al sacrificio dei nostri nonni.